Di qua o di là
Taxi o Uber?
Indiscreto 27/05/2014
L’Italia, terra promessa di corporazioni e pensionati (in senso anche psicologico, non solo previdenziale), ha iniziato la sua lotta contro i privilegi scegliendo la categoria dei tassisti. Ci riferiamo alla nota vicenda Uber, l’applicazione che mette in contatto autisti e potenziali passeggeri e permette di prenotare una corsa aggirando o interpretando (a seconda di come la si veda) le leggi vigenti, visto che il servizio taxi è sottoposto al regime di licenza e il noleggio con conducente è una cosa filosoficamente diversa dal servizio inventato dall’azienda californiana nel 2009, che si sta diffondendo in tutto il mondo (in Italia al momento solo a Milano e Roma). Non c’è bisogno di addentrarsi nel ginepraio dei regolamenti comunali per sapere che il taxi rispetto agli altri servizi di auto con conducente si caratterizza per il fatto di essere chiamabile al momento e soprattutto anche quando è in strada: non è insomma obbligato a partire dall’autorimessa e su prenotazione, né tantomeno a concordare in anticipo la destinazione (come è per gli NCC). In altre parole, quello di Uber sarebbe alla lettera della legge esercizio abusivo di professione. Il senso del nostro sondaggio non è però stabilire quale servizio sia migliore o più meritevole di tutela, perché è evidente che nel medio periodo ci sarà una convergenza fra le varie tipologie di taxi e di noleggio, ma votare per la nostra visione del lavoro e della società: qualcosa da difendere nel nome della stabilità sociale o qualcosa da lasciare libero, per migliorare le vite dei consumatori attraverso una maggiore efficienza nel soddisfacimento dei bisogni? A seconda delle circostanze tutti siamo lavoratori o consumatori, una risposta onesta dovrebbe tenere presenti entrambi i ruoli.