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Esercizi di ciclostile

Addio vecchia Europa

Stefano Olivari 21/12/2007

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1. Calendario Europe Tour, Classe * (asterisco). Pat McQuaid si è appuntato sull’agenda della federazione internazionale che sì, non è vero ma ci credo, esistono ancora Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix, Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi, Giro d’Italia, Vuelta a España, Parigi-Tours, Giro di Lombardia. E il Tour de France? Mistero. Non c’è traccia del massimo evento ciclistico mondiale, sulle piste dei circuiti frequentati nel giro che conta (ProTour e challenge continentali). Segno che al quartier generale Uci nel canton Vaud si discute comunque della neutralità più o meno dichiarata nei confronti di tutte le corse Aso, Rcs e Unipublic, la triplice degli organizzatori scesa sul piede di guerra. E dicono che ad Aigle sarebbero anche disponibili per una trattativa di pace con il nemico: ma solo con quello più pericoloso, s’intende la Grande Boucle sempre ricca e famosa. D’altronde molti freschi investimenti sul più incredibile (o meno credibile) degli sport professionistici – non per questo il più squattrinato o il meno redditizio – arriverebbero al di fuori dei confini della vecchia Europa, a cominciare da Russia, Cina, Australia, Emirati Arabi Uniti. * (Post scriptum) Di qua dal fronte occidentale, invece, niente di nuovo. Bell’affare, co’ ‘sti prezzi.
2. Magreglio (Co). “Non sono mai stato bravo a parlare. Perché non avete invitato Adorni?”. Gianni Bugno è un anti-oratore di classe: mugugna, màschera, minimizza, misconosce. E a domanda risponde sicuro, veloce, potente (“Mi avessero mai montato il 10, in corsa avrei spinto anche quello”). L’elicotterista della FreeAir sorvola sulla questione Nazionale accennando a un “Martini politico”, e certo non si riferisce ai Discorsi alla città dell’ex arcivescovo di Milano. Rammenta freddo che in corsa gli è sempre piaciuto il caldo (“Pedalare sotto l’acqua? Roba de matt”). Ricorda autonomamente da chi non si è mai fatto gestire (“Grande tecnico, Giancarlo Ferretti. Il migliore per una squadra che punta alle classiche. Alle classiche e stop”). Conta su che ieri faceva 120 gare all’anno, Sanremo-Fiandre-Liegi-Giro-Tour-Mondiale-Lombardia regolari. Oggi non va oltre il medio della sua Gran fondo. Sprint finale, volata di testa: “Questo sport non mi emozionava più di tanto da professionista: figuriamoci da pensionato. No, non conservo grandi ricordi. E non ho tenuto una maglia ch’è una”. Altre conferenze come questa? Vedremo… – Al Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo, per la rassegna “Storie di ciclismo”.
3. Dieci buoni propositi per la stagione che viene: boicottare il quarantesimo anniversario di un anno innominabile celebrando il trentennale del primo Tour di Hinault, e soprattutto il ventennale del Gavia di Hampsten, Breukink e Van der Velde (Video: http://www.youtube.com/watch?v=y5wPEymv-oQ); a questo punto, leggere “Il racconto del ciclismo. Giro d’Italia e Tour de France ’98 in televisione”, Rai-Eri; interrompere lo studio giornalistico del fenomeno Vinokourov, a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan; attendere con calcolata pazienza l’esplosione di Vincenzo Nibali, Giovanni Visconti e Dario Cataldo; ma sì, aspettare persino José Humberto Rujano Guillén (Rujano chi?); lasciar perdere definitivamente Oscar Sevilla Ribera (Sevilla chi?); risparmiare sulle critiche periodiche da muovere al solito Alessandro Petacchi (saldo 2007: 21 vittorie, 5 al Giro e la Parigi-Tours); spendere almeno due parole per il 1980 Daniele Bennati, ma che non siano “giovane promessa”; sostenere (ancora) con onestà intellettuale che Filippo Pozzato non è un altro Gabriele Colombo; credere ancora – vabbé, senza troppa convinzione – nel più incredibile (o meno credibile) degli sport professionistici.
4. E dieci cattivi presagi, ancora per la stagione che viene (se viene): la fissa per il biologico passerà anche alla Wada e alla nuova anti-doping dei passaporti, forse per la nostalgia delle vecchie ricerche sugli organismi ematicamente/chimicamente modificati; la federazione spagnola si riserverà di valutare attentamente l’esito di approfondite controcontroanalisi, prima di procedere sul caso Iban Mayo; Denis Menchov verrà al Giro per preparare il Tour, vorrà dire che praticherà del turismo attivo; Paolo Bettini verrà al Giro per preparare le Olimpiadi, vorrà dire che si fermerà dalle parti di Cittadella; un editto da Saxa Rubra re-impedirà a Gigi Sgarbozza la co-conduzione dello stracult “TGiro”, ahinoi; Damiano Cunego sarà tra i primi del Tour, ma anche all’ultimo gliela meneranno ancora con la teoria del talento per le classiche, ahilui; più che difficile aspettarsi una medaglia dagli azzurri del ciclocross, in gara al prossimo Mondiale di Treviso (26-27/1); molto improbabile attendersi qualche exploit pure dai pistard della nazionale, impegnati sull’anello di Manchester e a Pechino (26-30/3, 15-19/8); e se è per quello verrà praticamente impossibile, cercare l’oro con gli italiani della mountain bike, in Cina come in Val di Sole (22-23/8, 15-22/6); a Varese (23-28/9), infine, certo non si replicherà la doppietta di Stoccarda – poco male – ma almeno non si fucileranno gli organizzatori.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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