Basket
Aquila Basket Trento, le pagelle della stagione
Oscar Eleni 17/05/2021
Oscar Eleni dal gelo delle Orcadi dove, si dice, curano benissimo la demenza senile senza farti vedere il capolavoro di Anthony Hopkins, un film che dovrebbe aiutarci a capire che nulla è come sembra. Noi testoni che ci emozioniamo vedendo le finali a squadre della ginnastica artistica nelle stanze vuote di un palazzo a Napoli. Affascinati da chi ha tanto coraggio per faticare davvero in sport dove, al massimo, ti rimborsano vitto e alloggio e gratificano con medagliette. Questi veri giganti dello sport li trovi nelle discipline dove fai fatica sul serio e non hai a disposizione tantissimo, al massimo la tua passione, forse aiuti se meriti le Olimpiadi. Alle Orcadi per non sentire rombare tutti i motori delle automobili dei ricchissimi che nello sport sono come quelle scatolette miracolose che hanno triplicato i guadagni degli ideatori cinesi. Le società in crisi, la gente in coda per mangiare e questi se gli tolgono due stipendi fanno una scenata, tirano fuori baggianate sulla dignità che fanno svenire persino i cinghiali che rubano le borse ai mercati.
Non siamo stupiti per le minacce al presidente della Repubblica, a chiunque possa disturbare la demenza generale, non soltanto quella senile, non siamo sorpresi dello scontro ultras-polizia fuori da stadi chiusi, non ci stupisce che lo sportivo più ricco al mondo sia un campione di arti marziali che farà arrabbiare Ronaldo soltanto secondo, ma comunque davanti al quarterback di Dallas e a LeBron James. Siamo aperti alle sorprese e vedere il paginone dedicato a Talotti, un eccellente saltatore in alto, una grande persona, ci ha fatto capire che anche con ignoranti al potere si possono trovare spazi per raccontare storie che ridanno fede, speranza, non carità. Quella è finita, anche se scoprire l’entusiasmo di uno dei pochi lettori rimasti per l’elezione in giunta Coni della nostra carissima Claudia Giordani, per la meritata vicepresidenza a palazzo acca della martellista Salis, dice che non tutto potrebbe essere perduto. Lo si capisce leggendo una bella intervista della Piccardi a Paola Egonu che sarebbe fiera di portare la bandiera tricolore alle prossime Olimpiadi, simbolo della nuova generazione di italiani come lo fu Carlton Myers.
Eccoci cari salmoni delle Orcadi, al basket dai play uff più che play off. Sventolio di bandiere per salutare la barca di Armani che passati quarti con il tre a zero su Trento ora dovrà capire come i geniali del palazzo piazzeranno le sue semifinali fra il 22 maggio e il 5 giugno, considerando che in mezzo, ma proprio in mezzo, ci sarebbero le semifinali dell’eurolega a Colonia e, non sia mai, magari la finalissima. Una Milano capace di arricchire il farmacista di casa Messina anche quando sembra che tutto venga bene e sia facile. Pure a Trento in gara tre la vanità stava rovinando tutto come nella quinta contro il Bayern del Trinchieri che intanto si è vinto la coppa in Germania contro l’Alba Berlino, non nascondendo la sua rabbia per chi in quella Lega li ha trattati male quasi come l’Armani da noi: “Dovranno rimandare il nostro funerale”. Parole che fanno pensare a probabili divorzi, anche se a Monaco hanno riconfermato Baiesi, il grande castoro costruttore di squadre buone, perché da noi potrebbero essere interessati. Magari alla Virtus Bologna se Djordjevic decidesse di accettare una separazione consensuale per tornare alle radici del Partizan.
Nel manicomio dove le badanti aiutano a sopportare le cronache giulive, quelle che vorrebbero far passare per decenti le prestazioni di Punter o Datome in gara tre, ci si domanda se Venezia, dopo aver rischiato tanto, vincendo le prime due partite con Sassari, sarà davvero l’avversaria per Milano in semifinale. Diciamo che ha perso gara tre perché il sindaco Brugnaro, anima della nuova Reyer con Casarin, era impegnato altrove: se la luna dei maschietti era storta, davanti alla zona Pozzecco, quella delle ragazze era invece splendida e splendente. Scudetto femminile portato via a Schio in gara 5, il primo vero, potrebbe dire il vulcanico allenatore Ticchi, che, come tanti, fa fatica a tornare a quello del 1946 assegnato senza che si giocasse la finale.
Come promesso da questa prolissa rubrica di fatti e misfatti ogni campana che suona per annunciare una esclusione noi ci dedicheremo ai battuti perché essere eliminati non è una condanna. Bravissimi a Trento, sesta apparizione consecutiva ai play off, territorio dove hanno esplorato anche due finali scudetto. Bravissimo Trainotti nel regno del Longhi che ha davvero tenuto insieme una bella società.
9 a Lele Molin, ma noi avevamo dato anche un voto buono al licenziato Brienza. Certo la sua gioventù si è smarrita dove invece il grande assistente del Messina trionfale ha trovato invece i remi giusti per salvarsi da una retrocessione infame, per stupirci con l’ottavo posto finale ed un bel congedo davanti a Milano. Avesse avuto due pedine in più chissà. Ma questo vale per tanti e poi non dimentichiamo che l’Armani ha già giocato tante partite e in mezzo ha avuto la visita di troppi medici per troppi infortuni.
Il 9 dell’allenatore per il veterano trentacinquenne FORRAY: averne di leoni così sul campo.
7.5 a Williams che nell’area nemica sa portare scompiglio, uno che Trento farà fatica a tenere.
6 a MARTIN, MORGAN, BROWNE, MAYE: alti e bassi, lune mai uguali, ma importanti nella rimonta in classifica.
6 di stima al Pascolo quasi mai utilizzato alla fine. Età, infortuni.
Ci aspettavamo di più da MEZZANOTTE e LADURNER, qualcosa meglio da CONTI.