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Aznavour da mettere nella playlist

Paolo Morati 01/10/2018

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La scomparsa di Charles Aznavour, a 94 anni e con un’attività artistica arrivata fino a poco tempo fa, potrebbe riaccendere almeno per un momento l’attenzione sulla grande ‘chanson’ in un momento storico in cui purtroppo (si dirà che i tempi cambiano, ma non vuol dire che cambino in meglio) viviamo un appiattimento di genere e creatività. E di concentrazione, anche se è impensabile che un ragazzo degli anni Duemila ascolti la musica allo stesso modo di uno degli anni Sessanta o dei Settanta.

Al di là delle turbolenze sociali dei rispettivi periodi tutto cambia, il vinile e il digitale sono mondi troppo distanti per essere confrontati, ma anche setacciando in una discografia sconfinata come quella del cantautore francese, figlio di armeni, mai dimentico delle sue origini, ci riesce difficile pensare che classici come Lei, L’istrione, Ieri sì, Come è triste Venezia, Morire d’amore, Ed io sì tra di voi (per citare solo alcuni dei brani cantati in italiano) possano resistere più che pochi secondi nelle playlist di chi abita nello streaming. Eppure non ci rassegniamo al vento che spira, anche perché Aznavour lo abbiamo sempre ascoltato volentieri insieme a generi completamente diversi, essendo parte della storia e generatore di emozioni. Di quella storia della canzone che in Europa, e non stiamo parlando di Regno Unito, ha saputo produrre e portare in giro per il mondo grandi pensieri.

In tutto questo Charles Aznavour era autore (in Italia aiutato da grandi firme come Giorgio Calabrese, Sergio Bardotti o Mogol, solo per citarne alcune) ma era anche interprete enorme, cosa rara e non sempre coincidente. E coincidenza fortunata ha voluto che tra le sue collaborazioni italiane ci sia stata quella con Mia Martini (provate ad ascoltare la registrazione live di Je ne connais que toi), così adatta alle sue storie ed atmosfere, e alle poderose orchestrazioni oggi scomparse dagli studi di registrazione. Canzoni impegnative quelle di Cahrles Aznavour, non si può negarlo. Dove le parole valgono quanto la musica, lontana dai canoni odierni, e non sono tormentoni, e nemmeno la trap che oggi va tanto di moda. E a volte sono anche tanto malinconiche. Ma metterne un paio in playlist ogni tanto farebbe bene. A tutti.

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