Calcio
Ballando per un corner
Stefano Olivari 23/06/2009
Ovunque l’ipocrisia impera, ma quando si tratta delle nazionali si supera il livello già altissimo di altri settori. Intanto nessuno ancora ci ha spiegato perchè sia obbligatorio presentarsi: se l’onore fosse davvero così grande uno dovrebbe rispondere alle convocazioni scattando, senza bisogno di imposizioni. Non é più obbligatorio nemmeno fare il servizio militare, ma giocare contro il Kazakhistan e le Isole Faroe sì. Le federazioni percepiscono denaro a non finire sfruttando gli sforzi dei giocatori e delle società, alla faccia della libertà. Il direttore di Indiscreto diventa insopportabile se tocchiamo il tasto: parla di ideali vari come se tutti dovessero commuoversi all’idea di rappresentare un paese, qualunque esso sia. E come se l’orologio gli si fosse fermato agli anni ’50 e ’60. Ci sono cose più importanti delle nazionali, come le vacanze e i club che ti pagano, ma quando uno non vuole vedere ragioni é la fine. Il modo sprezzante nel quale le federazioni calpestano ogni santo diritto del calciatore é raccapricciante. E forse anche voi che amate le nazionali siete rimasti sbalorditi dalle condizioni che si preannunciano per i Mondiali del 2010. Gli stadi sono orrendi, la sicurezza fuori dagli stadi sa di Atalanta-Brescia con la differenza che l’anno prossimo ci saranno anche quattro gare al giorno e di conseguenza qualche morto scapperà di certo. Un Olanda-Sud Africa come lo vedete? E i tifosi dell’Inghilterra, dopo la trentesima birra in corpo e con la voglia di menar le mani, troveranno secondo voi qualcuno pronto con l’ascia? A occhio sì, come può testimoniare chiunque frequenti il Sudafrica uscendo ogni tanto dal protetto (a volte nemmeno tanto, vedi Egitto e Brasile) albergo. Di tutto questo non si parla, invece fiumi di parole per la festa sugli spalti e le squadre simpatia, ovvero il nulla alla millesima potenza. Quando pigiano il tasto della festa ci viene poi l’orticaria, come se solo in Africa il calcio fosse un motivo per godersela: Real-Barca e Chelsea-Manchester United a questo punto sarebbero dei funerali, per chi si esalta vedendo due tamburelli. Basta saperlo. A cosa serve questo linguaggio, quando appena si é fuori onda si dice quello che si pensa? Davvero ci piace così tanto vedere gente che balla per una rimessa laterale o per un colpo di testa? Appena si avvicina una telecamera scattano scene che neanche al Carnevale di Rio. Sì, sì, certo, il calcio é un fenomeno sociale, come no: ma cosa c’entra tutta quella finzione?Il direttore ha provato timidamente a spiegare ai vari Malu che tutta ‘sta festa e amicizia fra i paesi africani non esiste nemmeno a livello diplomatico, figurarsi altrove (a proposito, fra sei mesi ci sarà la Coppa d’Africa, dove le partite non sono semplicemente partite, ma dei veri festival e concorsi di canti e allegria). Poi forse noi non afferriamo il senso delle decine di morti in varie partite di qualificazione, probabile che fossero tutte feste finite male. Come uno scherzo erano state la minacce di morte a Martins e tanti altri: sì, manifestazioni di gioia e allegria. Ma sì, dai, mentiamoci, non costa nulla. Il razzismo del presunto antirazzismo permette la sincerità solo nei paesi con pochi cittadini neri: se un bianco è un cretino che non capisce cosa sta vedendo si può dire che è un cretino, che meraviglia. In un Mondiale organizzato in Germania nemmeno tanti anni fa (diciamo tre) c’erano stadi pulitissimi, gente di tutti i colori che stava a suo posto e un’atmosfera da calcio moderno. O no? Certo i poveri tedeschi sono noiosi e stanno seduti invece di ballare la rumba per un calcio d’angolo, ma a noi il calcio piace così.
(in esclusiva per Indiscreto)