Svegliarino
Chi sgarra torna a casa
Stefano Olivari 16/07/2008
Non sono un rivoluzionario, ho solo la mia filosofia: oggi l’allenatore è soprattutto un gestore di risorse umane. Un grande cambiamento, rispetto a anche solo a venti anni fa.
2. Quali sono le sue regole per la squadra?
Conta il buon senso, non chiedo ai giocatori cose che non posso fare io. Se arrivo all’allenamento un’ora e mezzo prima dell’orario stabilito, è chiaro che da parte dei calciatori non tollero ritardi. Non è questione di multe, per chi guadagna milioni le multe sono poca cosa: se su 24 si presentano puntuali in 14 io alleno quei 14 e gli altri 10 se ne tornano a casa.
3. Sei attaccanti a disposizione sono troppi?
No, meglio troppi che nessuno. Il problema sarà soprattutto loro, visto che nessuno è un bidone. Quanto alla rosa, su 29 giocatori considerati gli infortuni i disponibili sono 24, di cui 3 portieri: è un numero giusto, per il futuro vedremo.
4. Spera ancora che arrivi Lampard?
Con Frank ho un rapporto fantastico, ma devo rispettare il Chelsea ed il suo contratto. Non so se è un dispetto di Abramovich nei miei confronti, spero di no. Di sicuro ci manca un centrocampista con certe caratteristiche: a parte Lampard, ho in mente un nome del campionato italiano ma ovviamente non ve lo posso dire.
5. Qual è stato il suo primo discorso alla squadra?
Niente di particolare, ho osservato e ascoltato molto. Offro e chiedo onestà, oltre alla voglia di lavorare.
6. Stankovic e Adriano sono di troppo?
Stankovic mi piace, è una soluzione e non certo un problema: vorrei ritrovare lo Stankovic della Lazio. Con Adriano ho avuto un colloquio positivo: le parole sono buone, ora attendo i fatti. Alla fine di ogni allenamento lo voglio vedere stanchissimo.
7. E sei difensori centrali?
Veramente al momento posso utilizzare solo Burdisso, Materazzi e Rivas. Quando ci saranno tutti allora tre andranno in tribuna.
8. Parliamo di tattica: il 4-3-3 sarà il modulo base?
Sì, partiremo da lì. Senza formule strane, ma con un vero 4-3-3: cioè con 3 giocatori davvero d’attacco in attacco e tre centrocampisti che recuperino e forniscano palloni a loro, ai quali lascerò libertà.
9. Quali differenze, al di là del modulo ci saranno fra la sua Inter e quella di Mancini?
Non mi sembra giusto paragonare il mio lavoro a quello di Mancini, visto che siamo allenatori diversi: magari a me non piaceva l’Inter di Mancini, magari a Mancini non piacerà la mia Inter. Di sicuro lui ha fatto molto bene, ha vinto tanto ed è nella storia dell’Inter. Io sono solo all’inizio, non ho ancora fatto niente nel bene o nel male.
10. In Inghilterra la accusavano di essere troppo difensivista, una fama meritata?
Veramente con il Chelsea ho ottenuto quasi tutti i record in fase offensiva, forse qualcuno non lo sa. Mi accusavano anche di vincere spesso nel finale, come se fosse una colpa: ma tutte le partite si possono cambiare con qualche mossa, non vedo dove stia il problema.
11. Che differenza c’è fra Chelsea e Inter?
Arrivare dove non si vinceva da mezzo secolo ed arrivare dove si sono appena vinti tre scudetti non è poi così diverso. Nel calcio si riparte sempre da zero. A livello di rosa cercherò di proporre la stessa situazione che avevo in Inghilterra, cioè due giocatori per ogni posizione con una gerarchia chiara: il primo saprà di dover lottare per tenere il posto, il secondo saprà che dovrà lavorare di più per conquistarlo.
12. L’Inter viene da campionati straordinari, adesso l’obiettivo primario è la Champions League. In Europa ci vuole un atteggiamento differente rispetto ai tornei nazionali?
Sì e no. E’ importantissima l’identità, essere se stessi e non avere paura di nessuno: vale in Italia come in Europa. Di speciale la Champions ha che si affrontano squadre con filosofie totalmente diverse nel giro di pochi giorni, la formula giusta per tutti non esiste. Quindi fondamentale diventa la nostra cultura, oltre a non subire mai quella dell’avversario.
13. Ai tempi in cui si parlava di lei al Milan, Ancelotti le dedicò parole poco simpatiche…
Ha dimenticato che uno dei più grandi allenatori del Milan, Arrigo Sacchi, come giocatore è stato peggio di me. Il mio odontoiatra è bravissimo, ma non ha mai avuto mal di denti.
14. Ultima cosa: come pensa di impostare in Italia i suoi rapporti con la stampa?
Comprendo i meccanismo del mercato editoriale, dove a volte le bugie vendono più della verità. A me le bugie non piacciono, ma non voglio fare la guerra a nessuno. Di sicuro, lo dico con tutto il rispetto, proteggere il mio gruppo è più importante che avere un rapporto con voi.