Chocolat

1 Giugno 2024 di Stefano Olivari

Prima o poi scriveremo una guida ai film per servi della gleba, cioè quei film che il pubblico maschile sopporta per amore di donne progressiste, come indennizzo per le serate di Conference League. Che nel 2000, quando al cinema abbiamo visto Chocolat (stasera alle 21.20 su La7d: fra Real Madrid e Musetti probabilità di rivederlo pari a zero), non esisteva, mentre già esisteva in embrione quel politicamente corretto che va infilato in ogni fiction. Il film di Lasse Hallstrōm è fondato su una meravigliosa Juliette Binoche, cioccolataia che insieme alla figlia arriva in un paesino francese negli anni Cinquanta. Va da sé che il paesino francese, il cui sindaco è interpretato da un bravissimo Alfred Molina, sia bigotto, conformista, chiuso, refrattario a qualsiasi novità. Come appunto l’arrivo di Vianne, cioè la Binoche, che in breve tempo diventa il centro della vita del paese, amata e odiata. È chiaro che un paese così di destra, che oggi voterebbe per il Rassemblement National o per Reconquéte, non sia felice per l’arrivo degli zingari, dove spicca Johnny Depp, e con la trama ci fermiamo qui. Detto questo, Chocolat si lascia guardare (con lo smartphone fisso su livescore.com, magari) anche se non va oltre il manierismo ed il luogo comune. La Binoche però sempre bravissima, con quel fascino un po’ così della donna intellettuale, una delle attrici con più ruoli memorabili (nostri preferiti quelli in Film Blu e Il danno) che ci siano in circolazione.

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