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Calcio

Esonero di Mourinho, le quote del malaugurio

Indiscreto 28/08/2018

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Quando la cacciata di un allenatore viene quotata sotto la pari significa che il capolinea è vicino, visto che di base rimanere in un posto è più probabile che lasciarlo: diversamente tutti allenerebbero una squadra al massimo per una partita (per certi tifosi davvero dovrebbe funzionare così). Per questo il fatto che l’esonero di José Mourinho entro Natale sia passato nella media da 2,75 a 1,62 significa molto, anche se non è che i bookmaker siano nella mente dei Glazer. La soluzione zampariniana, cioè l’esonero già dopo la prossima partita (in trasferta contro il Burnley), viene invece quotata a 7,00.

Ieri sera abbiamo tradito Benevento-Lecce proprio per Manchester United-Tottenham e l’impressione è stata la solita: una squadra relativamente viva, che ha creato molte occasioni sia sullo 0-0 sia in situazione di svantaggioso ma piena di giocatori sopravvalutati, da Mourinho (esempio: Pogba) e dai suoi dirigenti (esempio: Lindelof, che contro gli Spurs in mezz’ora è riuscito a farsi notare in negativo) e senza un legame emotivo. L’idea di Mourinho, sempre che non venga esonerato fra poco, sembra quella di riportare lo United verso un’identità più inglese: ieri fra i titolari c’erano Jones, Smalling, Shaw e Lingard ed è probabile che fra poco si rivedano Young e Rashford. Tutta classe media, miracolata dal proprio passaporto, ma almeno è un tentativo di dare un senso a questa terza stagione all’Old Trafford. Il saluto finale di Mourinho al pubblico non è sembrato quello di uno che ha mollato.

I risultati futuri non toglieranno in ogni caso valore alla vera domanda: Mourinho è bollito? Non è una questione di età, visto che ha 55 anni, ma di fedeltà ai suoi principi. La sensazione è che il clima ‘condiviso’, di aziendalismo deteriore e di finto fair play della fintissima Premier League non sia mai stato il suo, anche se al Chelsea ha vinto tanto e allo United ha avuto periodi positivi. Comunque ancora tre o quattro anni e sarà da ritorno all’Inter, con esiti paragonabili a quelli del ritorno di Herrera. A meno che non torni per fare il dirigente.

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