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Boxe

Giganti del ring, la condanna della boxe

Stefano Olivari 28/04/2022

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Secondo il nostro Glezos, autore per Indiscreto di una rubrica ormai di culto sulla boxe, la condanna mediatica di questo sport è che la sua storia sembri sempre superiore alla sua situazione attuale. In molti paesi, fra i quali l’Italia, la situazione dipende anche dal fatto che non esistano grandi pugili locali, ma è un discorso troppo lungo. Non è invece troppo lungo Giganti del ring – Storie e leggende di 50 pesi massimi, il libro di Claudio Colombo uscito da pochi giorni per Edizioni inCONTROPIEDE e che abbiamo appena finito di leggere. 50 ritratti di campioni della categoria che più di tutte ha creato personaggi pop, anche se non è quella in cui si vede la boxe migliore (noi votiamo pesi medi).

L’operazione dell’ex firma del Corriere della Sera, inviato in tutto il mondo per raccontare grandi match, è interessante perché prende in considerazione anche campioni dell’era della boxe a mani nude, che dal punto di vista storico finì nel 1892 con il Mondiale dei massimi fra James Corbett e John Sullivan, a New Orleans. La boxe come l’abbiamo amata e la amiamo è cominciata lì, ma è giusto partire dall’inglese James Figg, autonominatosi campione mondiale nel 1719 (1719, non è un refuso) per arrivare all’americano Sullivan, ultimo campione della boxe a pugni nudi e poi proseguire con Corbett e altri nomi più familiari al pubblico generalista.

La curiosità è che la maggior parte di quei campioni pionieristici, Sullivan e Corbett compresi, proveniva dalla classe media, che invece nel Novecento la boxe l’avrebbe vissuta dal lato dello spettatore. Come a dire che fino a non molto tempo fa l’essere disposti a farsi valere fisicamente faceva parte del bagaglio culturale di uomini normali, non solo dei disperati o dei fanatici. Del resto la definizione della boxe come noble art si deve al marchese di Queensberry, che nel 1867 ne scrisse le regole.

Tornando a Giganti del ring, bisogna dire che ovviamente la storia è molto statunitense: da Jack Johnson a Tyson, passando per Dempsey, Joe Louis, Rocky Marciano, Alì, Frazier, Holyfield e tanti altri. Il punto d’arrivo è costituito dai britannici Joshua e Fury, ma da non dimenticare sono anche i due capitoli dedicati ai sottovalutati ucraini Klitschko (l’attuale sindaco di Kiev è Vitali). Pur non condividendo alcune scelte (il bluff Carnera almeno ebbe un’importanza storica, ma Francesco Damiani?), il libro si legge con grande piacere perché esce dallo wikipedismo e di ognuno spiega l’importanza.

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