Gli inviati di Novantesimo minuto

19 Luglio 2024 di Stefano Olivari

Novantesimo minuto è morto nel 1990, con la morte di Paolo Valenti avvenuta poco dopo il Mondiale italiano che ha segnato un prima e un dopo per tanti di noi. Non ci sentiamo quindi di scrivere un post nostalgico adesso che l’appuntamento della domenica pomeriggio è stato ufficialmente abolito e suddiviso in due mini-trasmissioni il sabato e il lunedì sera. Anzi, vista la Serie A spezzatino, con 9 slot diversi per 10 partite, possiamo dire che Novantesimo Minuto sia andato avanti anche troppo. Certo con la conduzione di Galeazzi, Maffei e quella del primo periodo di Paola Ferrari, con Tosatti opinionista, la trasmissione ha avuto ancora un minimo senso fino agli anni Zero pur con la scomparsa del teatrino degli inviati di Valenti. Dopo davvero no, se non per un pubblico anziano, ma davvero anziano, non in grado di trovare gli highlights su YouTube.

Veniamo al punto, che è il solito: tutti hanno nostalgia della propria giovinezza e danno significati e valori assurdi alle cose del passato, o almeno noi siamo profilati in questo modo visto che su Facebook ci compaiono a tradimento pagine di terzini della Spal anni Sessanta e di allenatori del Catanzaro anni Settanta che ci spiegano il senso della vita. Nostalgia che nel caso del vero Novantesimo Minuto, quello prima condotto da Paolo Valenti e Maurizio Barendson e poi dal 1976 dal solo Valenti, riguarda una trasmissione che era obbligatorio guardare, per la semplice ragione che era la prima a mostrare i servizi sulle partite, che si giocavano tutte in contemporanea alle 14.30 o alle 15, più raramente in altri orari: chi andava allo stadio poi alle 18 era affamato delle altre 7 partite, chi non ci andava lo era ancora di più. Ovviamente non è un mondo paragonabile a quello bulimico in cui ci annoiamo nel guardare il millesimo Real-Bayern. Quei servizi montati di fretta e commentati peggio erano per noi come carne cruda gettata ai piranha, questa la verità.

Il nostro sondaggio è quindi incentrato su quella molto presunta età dell’oro, dove l’oro erano i nostri anni migliori e non certo il giornalismo di chi operava in regime di monopolio e aveva la fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto. A Valenti per avere successo sarebbero bastati anche inviati notarili, tanto tutti dovevamo guardare Novantesimo per forza, ma lui ebbe l’intuizione di cavalcare il giornalista-tifoso, utilizzando persone delle sedi regionali RAI e quindi in qualche modo ufficializzando il campanilismo. Che infastidiva però meno dell’odierno giornalista di fiducia dei club, diffusissimo su canali free e pay, con il compito di troncare e sopire. In ogni caso era una formula vincente, che permetteva di agganciare anche i non maniaci del calcio. La domanda del nostro sondaggio è al solito semplice: chi rimpiangete di quegli inviati di Novantesimo Minuto? Chi sarebbe proponibile oggi? Citiamo soltanto le icone (Vasino-Carino-Giannini-Bubba-Galeazzi-Gard-Necco-Castellotti), ma ce ne sono molti altri rimasti nella testa e nel cuore: Marco Lucchini, Franco Costa, Italo Kuhne, Franco Strippoli, Fabrizio Maffei, Claudio Cojutti, Emanuele Giacoia, Antonio Capitta, Roberto Scardova e chissà quanti ne stiamo dimenticando.

stefano@indiscreto.net

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