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Basket

Gli occhi della Isinbayeva

Stefano Olivari 26/04/2012

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Oscar Eleni appeso all’asta d’argento di Elena Isinbayeva a Volgograd per capire la sindrome del grande atleta che per molto tempo ha avuto paura di perdere e temeva lo sguardo del mondo intero anche dopo aver migliorato per oltre 25 volte il record del mondo. Di notte piangeva, di giorno provava vergogna. Poi un giorno si è decisa e si è detta: sforzati, combatti, dimostra a tutti quanto vali ancora. Perché Elena e i suoi occhi da strega benedetta? Perché leggendo la bella intervista di Guerini, su Tuttosport, al mai pentito Livio Proli, che non ammette davvero di aver sprecato troppo tempo soltanto per superbia e cattive letture, pensando al presidente legaiolo Renzi che va ad Avellino dove i giocatori denunciano stipendi non pagati da mesi, e si nasconde dietro la famosa “visita di cortesia” invece di farci sapere se quelle voci sono vere, leggendo di sfacelo in troppe case di un basket vicino allo sfratto, avevamo bisogno di riflettere dove c’era davvero dolore, disperazione.

Siamo tornati a casa e ci siamo fermati sul fronte pari della zonetta romana che ha fatto da colluttorio alla quinta vittoria consecutiva di Milano in campionato con proiezione verso il secondo posto perché Cantù non recupera i suoi malati e se non vincerà a Bologna nell’ultima giornata si giocherà il vantaggio contro l’Emporio che ha come unica trasferta quella contro Treviso dove i topi hanno già fatto le valige, dove c’è aria grama. Per la verità l’aria grama c’è da tutte le parti. Persino a Teramo  il Ramagli salvifico chiede a mani giunte una preghiera cittadina per salvare la società nel giorno che ha dato la salvezza sicura, nel pomeriggio beato  di Polonara martire che segna 34 punti dimostrando che esiste il premio al lavoro, alla dedizione, alla umile presenza in palestra per imparare ogni giorno senza pensare a ballerine brasiliane, a tormentoni di agenti che ti fanno perdere la testa e il senso delle proporzioni.

Andate a  guardare le ultime righe di ogni cronaca da questo mare d’acqua salata piena di debiti. Avellino dove sei dopo la visita di cortesia? Caserta cosa fai per andare avanti? Montegranaro sei convinta di non aver fatto una capolavoro salvando questa stagione e non pensi ai guai della prossima? Roma? Oh bella Roma che spinge il vate Bianchini a fare il predicatore da strada per avere un colloquio con il sindaco che non può avere più idee del Malagò della grande Aniene, per cercare di salvare quello che Toti ha messo su una scialuppa diretta verso Scilla e Cariddi. Proprio Roma, viale Tiziano e il patetico spettacolo per poco più di 2000 persone nel giorno in cui arrivava la Milano piena di  campioni e con un record da onorare. Le avete viste in TV quelle tribune  buie, sorde, dove  bastavano quattro tifosi di Milano per inscenare il teatrino del vaffa, della città deiezione? Se non estirpi questi bulletti da quattro soldi in un palazzo  dove ci sono quattro gatti, cara Lega, care forze dell’ordine, come pensate poi di rimediare quando ci sarà folla vera e il tumulto diventerà ribellione?

Diteci dove stanno bene e hanno progetti seri salvo che in casa della retrocessa Casale Monferrato che sembra stare meglio persino di Biella. Ecco la comica. Retrocede chi aveva quasi tutto, meno un campo da vera serie A, stanno in ballo cantanti stonati, società  bollite e adesso, per la gioia di chi programma a pene di segugio, idea suggerita dall’ombra di Banco Giordani che ancora non si capacita della chiusura del Superbasket tanto amato, ci avviamo ad un finale pieno di banali confronti, aspettando la lunga sosta perché Milano non ha la forza di chiedere anticipi e in  questo caso è nel sentiero del sacro lontano dal profano perché Siena e Cantù hanno il diritto, in base alle carte firmate e scritte, di recuperare i loro feriti. Siamo nella stagione dove persino i palati fini di Bologna si stupiscono di trovare la Virtus, che ne ha passate davvero tante, al sesto posto, dove Varese, già sicura del play off da stordimento contro Siena, non firma il rinnovo a Recalcati, dove  non basta Sassari a farci sorridere adesso che ha già aperto la campagna abbonamenti per la prossima stagione.

Torniamo a Volgograd portandoci dietro gli arbitri e farli saltare con l’asta di cenere per spiegare come saranno le regole del gioco nelle finali, chi e quando ci si potrà sedere in fondo alle panchine, chi e quando potrà  essere informato sul fallo intenzionale e sul contatto in un gioco che lo prevede, certo non come il Peace (come?) Artest che usa i gomiti a sua insaputa per la libido della Gazza che ora sfogherà lafrustrazione per un campionato smorto sui play off dove il basket italiano manda Gallinari, Messina e, lasciatecelo dire anche molti europei cresciuti meglio dei nostri e il Ginobili che sentiamo bolognese di Bahia Blanca.

Oscar Eleni, 26 aprile 2012

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