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Attualità

Guarigione di un iPhone

Stefano Olivari 20/11/2018

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Cosa fare se il nostro iPhone non dà più segni di vita? Chiedetelo ad Aranzulla, che vi dirà probabilmente di spegnerlo toccando in contemporanea il tasto di accensione/spegnimento e il tasto home. Spegnere e riaccendere è del resto il mantra di ogni operatore di call center per qualsiasi cosa, anche se non sempre funziona (per il decoder di Sky post temporale di sicuro sì). Dopo avere smanettato in maniera inconsulta noi anziani invece dobbiamo cercare qualcuno che ne capisca qualcosa. Perché soltanto la sofferenza degli animali ci sconvolge più di quella dei nostri giocattoli tecnologici e quindi abbiamo bisogno di rassicurazione da parte del veterinario della situazione.

Poi quando il problema riguarda gli altri tendiamo a minimizzare, ma questo vale per tutto. È stato così un paio di settimane fa con un’amica, quasi in lacrime perché il suo iPhone non dava più segni di vita: nello smartphone c’è ormai tutta la vita delle persone, puoi umilmente trascrivere su un’agenda i contatti importanti e le password (noi lo facciamo) ma perderlo così, all’improvviso, produce un lutto e soprattutto un vuoto degni della Stanza del Figlio. Ieri sera è toccato a noi: il nostro feticcio era fermo, riceveva le chiamate e i messaggi ma non si sbloccava. Era come se lo schermo fosse diventato sordo ed ogni tentativo di spegnimento, con qualsiasi combinazione possibile, andava a vuoto. Sfiga nella sfiga, la carica era quasi al 100% e nemmeno potevamo sperare in uno spegnimento di questo tipo in tempi brevi.

Non abbiamo l’ansia da reperibilità telefonica, le mail sono sempre straordinarie come velocità e come filtro dei perditempo, ma vedere quell’iPhone senza più senso ci ha messo addosso una tristezza incredibile e così ci siamo messi alla ricerca della salvezza. Il viaggio della speranza ha avuto varie tappe, dal centro assistenza fighetto dove appena ti guardano in faccia ti gelano con “Ce lo deve lasciare tre giorni, poi le faremo sapere la diagnosi” al cinese che è più disponibile ma che ugualmente chiede di lasciarglielo, in entrambi i casi con prezzi vaghissimi. E noi al di là delle cifre il nostro iPhone non l’abbiamo mai lasciato solo.

La soluzione è arrivata per caso, mentre risalivamo in disordine e senza speranza una strada che avevamo percorso con orgogliosa sicurezza (semicit.), quando ci siamo imbattuti in via Parmigianino, non lontano dal Pio Albergo Trivulzio, insomma la Baggina, in un piccolo negozio chiamato Doctor Phone. L’insegna, davvero geniale, non promette solo di guarire il tuo telefono malato, quello te lo promettono tutti, ma di farlo in 15 minuti. Siamo entrati, abbiamo spiegato il problema al tecnico che c’era al banco e quando questo ragazzo (ormai per noi sono tutti ragazzi) è andato nel retrobottega a lavorare sul malato ci siamo seduti sulle poltrone del negozio, non diversamente da quanto abbiamo fatto in mille situazioni da accompagnatore-badante per infarti-fratture-tumori. Fra l’altro le persone erano bianche, come di solito è nelle cliniche. E in quei 5 minuti, addirittura 10 meno dei 15 preventivati, abbiamo senza moralismi (l’uomo di Neanderthal se la passava peggio) meditato sull’assurdità del tutto.

Questo non ci ha impedito di esultare quando il tecnico ci ha detto che era un problema di obsolescenza meccanica del tasto di spegnimento: l’aveva comunque messo a posto, consigliandoci di spegnere l’apparecchio sempre dallo schermo (cosa che fra l’altro per noi non semplice, avendo una versione di iOS inferiore alla 11) e, per fare qualcosa di strutturale, di sostituire la parte invecchiata. Preventivo di 49 euro. Un lavoro velocissimo, ma comunque un lavoro ben fatto, che non ci hanno fatto pagare proprio in quanto semplice, quando eravamo già già con il portafogli in mano e disposti a pagare qualsiasi cifra. Gentilezza, linea aziendale (abbiamo scoperto fuori tempo massimo che si tratta di una catena), marketing? Nel caso del marketing, marketing vincente perché il lavoro strutturale lo faremo da loro. Dalla morte alla vita in 15 minuti, eccezionale. Non a caso siamo zombie, ma basta saperlo.

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