Hanno ucciso l’Uomo ragno

12 Ottobre 2024 di Stefano Olivari

Abbiamo visto su Sky le prime due puntate di Hanno ucciso l’Uomo ragno, la serie che racconta gli inizi e l’ascesa degli 883. Non il declino, perché un declino non c’è stato: Max Pezzali e Mauro Repetto si sono separati all’apice del successo, per una scelta del secondo che inseguiva suoi sogni privati e artistici. Sogni velleitari, secondo una logica piccolo borghese, ma in realtà coerentissimi con lo spirito che era stato necessario per portare in alto lui e l’amico. Da superfan degli 883, non soltanto per motivi generazionali, possiamo dire che la serie è davvero ben fatta perché pur basandosi sui libri di Pezzali si smarca dalla ricostruzione storica, scelta sottolineata da alcune imprecisioni (su tutte la data del loro incontro, ben prima del 1989 quando nessuno dei due era più al liceo), per raccontare in forma romanzata l’essenza di questo duo nato a Pavia.

Sydney Sibilia, già regista di Mixed by Erry, che ha commosso chiunque abbia mai riversato una musicassetta, conserva l’autoironia dei due ragazzi, più del pessimista Pezzali che dell’entusiasta Repetto, e costruisce una storia ancora più bella e vera di quella reale. Con l’amicizia benzina della creatività e al tempo stesso embrione della rottura: insomma, la versione di Repetto che nel suo bellissimo libro, da Indiscreto ovviamente recensito (con tanto di intervista a Repetto fatta da Paolo Morati) scrive in sostanza che gli 883 non hanno mai litigato fra di loro, ma che sono finiti quando sono diventati ‘colleghi’ e non più sognatori un po’ cazzoni.

Sognatori-cazzoni del genere di quelli che provano a comprare la cocaina a un famoso deejay per fargli ascoltare la loro cassetta e che non riuscendoci cercano di rimediare facendogli leccare un rospo catturato nel Ticino. Una delle scene più belle di Hanno ucciso l’Uomo ragno – La leggendaria storia degli 883, a prescindere dalla sua base di verità e dalle invenzioni quasi dichiarate (come l’amicizia con una giovane Maria De Filippi, nella fiction ispiratrice di Max dopo avergli regalato un vHS dei Beastie Boys). Da vedere, aspettando con ansia le due puntate di venerdì prossimo come appunto si faceva ai tempi degli 883 per i nostri telefilm preferiti, ridendo per le ordinarie scene di vita vissuta, come l’amico invadente che omaggia la cucina di tua madre.

Poi è chiaro che a trainare è l’argomento: la provincia fisica (2 discoteche, statistica esatta, e 106 farmacie che invece sono un’esagerazione) che diventa una provincia psicologica in cui tutti i maschi Beta si possono identificare, canzoni sempre attuali, la concretezza eterna di Cisco, attori fuori dai soliti giri e senza l’ossessione del sosia-imitatore (Elia Nuzzolo c’entra fisicamente poco con Max, mentre Matteo Oscar Giuggioli più che Repetto sembra Sandy Marton), l’uso della lingua italiana, il calore di una cameretta che sembrava opprimente ma in cui comunque c’era un futuro.

stefano@indiscreto.net

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