Cinema
I vecchi lettori di Tex
Stefano Olivari 29/01/2020
Qualche giorno fa abbiamo acquistato il numero 711 di Tex, intitolato I vigliacchi e gli eroi, aggiungendolo agli altri 710 e godendo del sentirci i giovani della situazione. Perché proprio poco prima uno che una volta avremmo definito ‘un signore’ ma che a occhio aveva tre o quattro anni più di noi ha effettuato lo stesso acquisto.
Questo post non è il solito pistolotto, peraltro nelle nostre corde, sull’età media dei lettori e sulla lenta, nemmeno tanto, morte delle edicole dopo la tappa intermedia del riversamento di VHS e di punto per ricevere fax e pacchi. Ma è una riflessione proprio sul genere di questo fumetto: come si può nel mondo di oggi appassionarsi a storie del Far West?
La storia del fumetto italiano è piena di successi nel genere western: citando in ordine sparso, dalle bancarelle che frequentiamo, vengono in mente fra quelli antichi, anni Cinquanta o giù di lì, Capitan Miki, Il Piccolo Ranger, Il grande Blek, Un ragazzo nel Far West, mentre fra quelli che abbiamo conosciuto nel loro tempo sicuramente Ken Parker e tutto sommato anche Zagor, che è ambientato negli anni giusti ma si discosta dall’ortodossia western.
Se a livello di fumetto, almeno in Italia, ha resistito nel tempo soltanto Tex, vanno un po’ meglio le cose al cinema: fra quelli girati negli ultimi dieci anni e arrivati da noi ci sono davvero piaciuti The Hateful Eight (tarantinata che vale il triplo del pur guardabile Django Unchained), El Grinta, Logan – The Wolverine, il remake dei Magnifici Sette, oltre a Deadwood e The Kid.
Certo è sempre più difficile che oggi un ragazzo si appassioni a un genere che apparentemente sarebbe moderno visto che è molto americano (anche nelle sue versioni europeizzate), sempre uguale a sé stesso nei suoi vari filoni (compreso quello smitizzante), di facile comprensione in tutto il mondo, con caratterizzazioni che scatenano l’identificazione e il tifo, in definitiva rassicurante. La spiegazione è che forse è soltanto roba vecchia, per vecchi.