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Il risveglio di Star Wars e la fretta della Forza

Paolo Morati 30/12/2015

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Dalla sua uscita nelle sale si è detto ormai quasi tutto su Il risveglio della forza, Episodio 7 della saga di Star Wars o Guerre Stellari che dir si voglia, diretto da J.J. Abrams. Come accade sempre in questi casi la reazione del pubblico è stata piuttosto disomogenea, tra duri e puri della trilogia originale pronti alla critica e nuovi adepti cresciuti con i prequel e più aperti a recepire i nuovi capitoli. La nostra esperienza (rigorosamente senza 3D) ci ha detto che il film, per certi versi una sorta di remake di Una nuova speranza disseminato di riferimenti al passato, vale almeno un 7+ soprattutto per merito del lato chiaro della Forza, con quello oscuro invece piuttosto debole e fiacco.

Cominciamo quindi dal primo e dai suoi paladini: molto buono intanto il personaggio di Rey, interpretato da una Daisy Ridley convincente nella parte, che però acquisisce un po’ troppo rapidamente le sue capacità come se bastasse poco per diventare un (una) quasi Jedi abile con la spada laser, a sottomettere gli avversari ai propri pensieri e resistere a quelli degli avversari (Yoda avrebbe qualcosa da dire in merito…). Lunga e ben costruita la presenza di Harrison Ford di nuovo nei panni di Han Solo al fianco di un Chewbecca più sorridente del solito. Chi si aspettava o temeva solo un cameo sarà stato ben contento di trovare l’attore americano in piena forma e lungamente in azione. Tutto sommato, anche se breve e sostanzialmente in secondo piano, riuscito anche il ritorno di Carrie Fisher con tanto di acconciatura d’epoca alla Leia e qualche chilo in più, mentre John Boyega, alias Finn, cresce nello svolgimento della storia senza tutavia avere particolari guizzi. Rimandato al prossimo capitolo insomma.

Come accennato è però il lato oscuro a non convincere. Kylo Ren è una maschera brutta e senza carisma (inconfrontabile con Darth Vader) e Adam Driver che vi sta dietro è possibilmente ancora più debole nella parte, magari non proprio per colpa sua bensì per la caratterizzazione di una rabbia che anziché incutere timore sfiora il ridicolo, impugnando una spada laser a croce senza fascino e utilità vera salvo bruciare la spalla dell’avversario… Peggio ancora il Leader Supremo Snoke, privo di quell’ambiguità ma anche fascino di Palpatine e di un’immagine originale, qui costruita in motion capture come un qualsiasi Gollum. Insomma, in Episodio VII al di là della trama e dello svolgimento il lato chiaro sembra decisamente prevalere.

Punto a favore invece per l’uso degli effetti speciali, centellinati con discrezione e giudizio tanto che non abbiamo notato quelle azioni da videogioco esagerato dei prequel e le immagini hanno qualcosa di vintage. Insomma, per ora niente supereroi confidando nel fatto che nei prossimi due episodi previsti venga mantenuta la stessa impostazione. Curiosamente brevi, infine, le due caratterizzazioni migliori che ci faranno tornare con fiducia al cinema tra due anni: la carismatica apparizione di Max Von Sydow nei panni di Lord San Tekka e, soprattutto, l’intensa e silenziosa rivelazione di Mark Hamill: bentornato Luke Skywalker, siamo certi che non ci deluderai.

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