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La Nasa che ci faceva sognare

Paolo Morati 24/10/2017

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Ci piacerebbe esplorare lo spazio, a patto di poter viaggiare comodamente su un’astronave in stile Star Trek con tutte le comodità di teletrasporti, ponti ologrammi e altre varie amenità. Qualcosa di ancora enormemente lontano. Del resto non è un caso che il mestiere dell’astronauta sia riservato a pochi eletti in grado di sopportare le pressioni fisiche e psicologiche a cui inevitabilmente si viene sottoposti quando ci si trova chiusi in spazi ristretti, angusti, in condizioni anomale, dalle enormi accelerazioni in fase di decollo alla permanenza nello spazio, privi di comodità e possibilità di uscita.

Una panoramica diretta su che cosa voglia dire vivere un’esperienza di questo tipo la offre la mostra itinerante attualmente in corso a Milano Nasa A Human Adventure che, allestita presso lo Spazio Ventura XV fino al prossimo 4 marzo, propone su una superficie di 1500 metri quadrati un racconto fatto di storia, testi, immagini, oggetti, alimenti, navicelle, rover originali, tute, modelli e repliche provenienti in buona parte dal Cosmosphere International Science Education Center, dallo Space Museum e dal U.S. Space & Rocket Center. Compresa una sezione sulla sfida con l’Unione Sovietica (nonché alcuni suoi moduli), e la presenza del veicolo di lancio Saturn V, della capsula Mercury e del muso dello Space Shuttle in dimensioni reali.

E proprio i ‘mezzi di trasporto’ in cui sono stati costretti i primi viaggiatori del cosmo (così come quelli odierni…), i razzi vettori e le svariate apparecchiature a supporto, rappresentano il capitolo più coinvolgente da osservare nelle varie sale, altrimenti difficilmente visibili per chi non ha la possibilità di visitare i luoghi di provenienza. Anche se poi proprio in uscita, in una piccola teca, è stata una minuscola scheggia lunare la testimonianza che ci ha fatto più emozionare e riflettere sull’immensità dell’Universo e oltre. L’altra riflessione, molto più terrena, è quella sul fascino esercitato dalle avventure spaziali: a fine anni Settanta sui giornali si scriveva dell’uomo su Marte, dando anche la cosa per imminente ed in ogni caso auspicabile, adesso forse nemmeno (per assurdo) uno sbarco su Saturno avrebbe un vero impatto nell’immaginario collettivo.

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