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Spettacolo per Danny Ainge

Oscar Eleni 08/04/2013

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Oscar Eleni dal campo del gatto, tenuta Arnulfo, per bere tutto il Barbera d’Alba disponibile in modo che gli eletti possano giustificare questo aprile pazzo dove  ci si impicca con la stessa corda usata per frustare quel riccone di Scariolo. Siamo pronti a svuotare il barile e  a prenderci insulti col sogghigno anche dai ruffiani di corte. Se Scariolo ha peccato e ha meritato due settimane di gogna allora che dire del suo collega Trinchieri? Che fare con il povero Banchi lasciato nudo dalla Basconia alla cremosità di Cremona dove Gresta fa gesti dell’ombrello agli scettici? E dove Vitali prenota una seduta alla fiera del loglio scambiato per mirra e dei pavoni perduti per prendere a pallate in faccia chi non ha visto il cilicio sotto la sua maglia di provincia, chi non ha saputo comprendere un genio che vive alla grande soltanto se intorno c’è amore, passione.

Non parliamo di Vitucci che ha imparato da Carlo Recalcati come sia facile diventare eroi nelle città giardino e poi trovarsi soli quando i giocatori vanno a farla oltre il vaso, tutti prepotenti e pieni del loro nuovo status. Lo sa bene Calvani che ha trovato in spogliatoio gente con la faccia stralunata perché in tribuna a Roma, bel campo gli abbiamo fatto vedere, c’era addrittura il grande Ainge dei Boston Celtics per misurare la pressione ai giocatori Acea che andavano bene fino a quando servivano la causa della povertà e che hanno cominciato a sporcarsi di meno ginocchia e gomiti appena hanno sentito frusciare i telefonini e gli euroni da cambiare in dollari. Accidenti. Se prendono ricchi premi e cotillons tanti giocatori NBA che se la danno in faccia possibile che non ci sia posto per noi? Uhm. Ci ricorda un infausto Mondiale  spagnolo dove Mike Fratello insidiava Magnifico e Binelli facendo diventare viola il Rubini che lo confondeva con il peluquero del Melja.

Crolla tutto, anche il senso della critica. Guai se te la prendi con chi sputtana sistema e campionato, no, possono farlo loro, i colpevoli stanno altrove, mentre tutti sanno benissimo che questa Lega silente al massimo manda il suo presidente a bordo campo nell’arena di Ancona che da ieri è chiusa per la Sutor in morosità, per Montegranaro che sta  facendo cose straordinariie nell’emergenza. Siamo alla rifermentazione ancestrale che ci regala il lambrusco di Francesco Bellei a 12 euro alla bottiglia. Bere per non vedere, non sentire. Scagli la prima pietra chi è senza peccato nella visione di un campionato dove il più bravo ha la rogna di sentirselo dire tre volte e quindi di essere costretto a grattarsi fino a sanguinare come deve fare Pancotto cone lo splendore della nuova Avellino pilotata da lui e da Lakovic.

Era scritto che sarebbero andati tutti, prima o poi, con il cappello in mano alla reggia nel Lido del Proli scappato da via Caltanissetta dove i troppi trofei dovevano essere lucidati per stare in sintonia con lo splendore liberty, spiegando che avevano scherzato quando si erano messi di traverso. No, a loro sembra andar bene il ruolo di attori non protagonisti a meno che Milano non finisca di nuovo nel brodo delle lodi che ti fanno affogare se sono soltanto servo encomio da paginone pubblicitario e non analisi logica di quello che accade veramente sul campo. Domenica a Varese avremo la prima risposta e il Vitucci appena torturato dalle zone di micione Charlie Recalcati dovrà rispondere, così come Calvani e Sacchetti nel loro muso a muso, meglio musino viste certe prestazioni difensive.

Siamo alla volata che manda tutti oltre il confine  del codice rotaliano dove brindiamo ad una foto con Rubini e il Grigo uscita dalla miniera del principe dove  il nipote Giorgio trova, ogni tanto, tracce del passato di un grande che Trieste onora con un palazzo dedicato e Milano fa finta di non ricordare che sia esistito anche se fra le ragnatele del Forum qualcosa dovrebbe esserci per far sapere che prima di questa spocchiosa ricchezza c’era la grandezza di chi comprava il meglio, ma per farlo diventare più bravo, non più ricco o più presuntuoso. Siamo circondati dalle figlie della maga magò  di giornali pettinati e stramazzati, vorremmo dire che nell’antro della Sibilla abbiamo trovato risposte importanti, definitive, ma, come succede nella reggia di Caserta, la gente  non va più volentieri e quelli che la frequentano, come i tanti che si sono avvicinati alla società di basket, vorrebbero soltanto avere il diritto al saccheggio per portarsi a casa un souvenir.

Vero che Siena, Sassari e, forse, Varese, hanno messo mano al tesoretto per i domani incerti cercando un nuovo giocatore. Ma serve altro, i garuni, i cuiuni, come ha fatto vedere proprio Caserta vincendo senza il fuggiasco Akindele, l’ultimo degli stranieri scappato dal giardino del povero Sacripanti che  guarda sempre verso Malta e il bolognese errante che doveva dare sollievo. Certo che il campionato è stato falsato in tanti modi, come dice o Viperignu non ammorbidito dall’estasi  per l’inseguimento alla grandezza di Cancellara nel ciclismo che esce sempre lavato, giustamente, da nuovi detersivi, certo che la Lega dovrebbe essere commisariata, ma lasciateci dire che sbagliare a Milano, Roma e, soprattutto Bologna, è peggio che farlo in altri posti dove fanno una gran fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, il girone d’andata con quello di ritorno. Darle tutte vinte non è giusto come prendersela con il figlio di Sabatini che esordisce a Casalecchio. Non lo sarà mai. Certo che la simpatia, la genialità da titolo comunque aiutano a far perdonare, ma ci dovrebbe essere un limite.

Così come ci doveva esere un limite al 2013 in nero seppia del Simone Pianigiani buttato nel Bosforo e ora ramingo fra le montagne del Colorado alla ricerca della strega che gli ha rubato Gallinari, l’unico che voleva davvero dalla NBA, un giocatore che, probabilmente, non vedremo più in Azzurro perché chi lo avrà sotto contratto gli imporrà il famoso codicillo capestro sul recupero estivo. Nella NBA sono ipocriti proprio come in questa Europa dove tutti vorrebbero giocare di più, per incassare di più e poi si trovano l’infermeria piena. Chiaro che al ritmo infernale di partite, viaggi, cene in aereo, si finisce per andare fuori di testa. Li pagano tanto, ma poi li usano e li gettano.

Il futuro di Azzurra è confortato dai progressi di alcuni giocatori, ma siamo sicuri che questi ragazzi in oro e con l’oro al collo, andranno volentieri al raduno con un allenatore che ha fatto fare il pieno d’invidia ai colleghi? Uno che si troverà contro agenti e famiglie intere: non stancarti, non bruciare anni per far contento il Petrucci. Quello urla al mondo che la vita in Nazionale, le glorie con la Nazionale, sono le uniche che ti affrancano dall’anonimato. Non è proprio vero, sibiliano gli agenti e i famigli. Qui con noi stai al caldo, prendi  e duri di più. Ecco il tormentone. Certo sarà così anche altrove, ma in altri Paesi si sono accorti prima che era doveroso impegnarsi per arricchire la cantina, evitando le farse per il premio federale che dovrebbe incentivare  lo sviluppo dei vivaio, l’utilizzo dell’italiano da sbarco  e non le risse da mercato del pesce.

Diteci voi se l’esempio dei sei scudetti in fila di Siena ora viene messo in discussione perché alla Mensa Sana gioca gente che, di sicuro, è inferiore a quelli usciti dal vivaio, cominciando dal Datome per finire al Cournooh che non è certo peggio di Rasic, anche se si può discutere tutto senza offendere nessuno. Pagelle bevendo bianco grillo del feudo Maccari che non ha mai preso un’idea dal guro  dei cinque stelle al di fuori delle cantine con il Sim salabim per i play off: Varese 46, Sassari 40, Roma 38, Milano, Siena, Cantù e Reggio Emilia 36, Venezia 32, ma l’Emporio se sbanca Varese e Cantù farà tombola e farà tombolare gli altri.

10 A Gigi TERRIERI voce Virtus Bologna da 1200 partite. Lui le ha viste proprio tutte, dai giorni del Richardson intrappolato a quelli del declino. Uno che ama, che ha amato, che saprà sempre amare perché, giusta o sbagliata, sarà sempre la sua Virtus.

9 Al MENETTI di Reggio Emilia che nell’apoteosi della vittoria contro un’altra presunta grande come Sassari si è ricordato di mandare un messaggio al Dadone Lombardi distrutto dalla morte della sua adorata moglie. Memoria, passione, capacità. Questo allenatore nato nella cantera è qualcosa di più di un gioiello. Teniamocelo caro.

8 A Paolo MAGNONI, ex giocatore di buon livello nella Bologna dove non c’erano soltanto Virtus e Fortitudo, ma passione e gloria per tanti che amvano davvero il gioco, questo mondo, per aver proposto ai club  dei Maturi Baskettari una bella foto degli Azzurri in preparazione alle Olimpiadi di Roma 1960. Non erano davvero male quei nostri campioni da quarto posto, né chi li guidava e li curava, da Paratore a Tracuzzi, al dutur Cattaneo. Vi diamo i nomi perché li possiate ricordare, onorando anche quelli che purtroppo ci hanno lasciato. Erano leoni, a loro brindremo il 25 maggio se davvero Buzzavo vuole ancora i maturi baskettari alla Ghirada. Nella foto Gatti, Vianello, Lombardi, Sardagna, Augusto Giomo, Vittori, Riminucci, Gamba, Pieri, Bertini, Pellanera oltre a Canna, Gavagnin, Calebotta, Bufalini, Alesini. Magnoni e il suo sito lineedelbere di yahoo ci aiuterà, vi aiuterà a brindare anche dopo questa sbronza dei primi giorni di aprile dove la primavera sembra autunno.

7 Ad Arturo KENNEY che sarà a Milano per il ritiro della sua maglia nel cielo Olimpia, per la linea rossa che tiene legato Bill Bradley al club di oggi nel nome di quello di ieri come testimonierà don Zaninelli nel libro che dovrebbe uscire a novembre. Nell’ultima riunione per trovare una strada che sia meno nebbiosa di quella del Palalido sconsacrato, collegamento Skype col rosso invidioso per la cena dei reduci al Bacco il ristorante del cestista Andrea Carola che fa da mangiare meglio di come giocava dice il don, suo ex allenatore.

6  al Cancellieri che non si arrende, che resiste nel nome della vera Biella. Merita almeno un applauso. Più di Atripaldi che lo ha difeso, piu dell’Aloi che  a Cantù dovrebbe sostituire, ma roba da matti, Arrigoni.

5  ai fratelli Gentile e Cinciarini perche  la loro stupenda stagione sta facendo venire i vermi a chi non sa guardare dentro e oltre il talento.

4 al Vitali dispettoso che migliora ogni partita. Adesso ci dica quando e dove farà il vero esame e  saremo tutti in tribuna. Sembra uno di quei privatisti geniali che nel  grande ateneo perdono la voglia.

3 al Trinchieri che insiste a dirci una cosa scontata: i veri nemici di Cantù sono i giocatori stessi. Certo l’allenatore dovrebbe almeno essere corresponsabile. Le cose andavano bene quando tutti stavano bene insieme. Non c’era spocchia, non c’era invidia.

2 al Romeo Sacchetti che si è trovato una squadra sfinita quando aveva idee nuove. Certo senza difesa non vai da nessuna parte.

1 alla Lega se non interverrà con un prestito per evitare che Ancona butti fuori la Sutor dal PalaRossini.  Ci sarà pure un fondo d’emergenza.

0 al pasticciaccio tv che ridando la nazionale alla Rai ci fa capire che Sportitalia rete del basket è ben oltre Al Jazeera e la crisi. Siamo mortificati perché il porto sembrava sicuro e pieno di gente competente, anche se Peterson è diventato ripetitivo. Un dolore quasi come la diretta della prossima domenica a varese. Fino a ieri si giocava alle 20, commestibili per  tutti i giornali, a Masnago no. Mezz’ora dopo per far mangiare  chi offre il servizio alle redazioni.

Oscar Eleni, 8 aprile 2013

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