Tennis
La tattica di Camila Giorgi
Marco Lombardo 13/01/2014
Il primo giorno degli Australian Open mette subito fuori campo le nostre certezze: per un Fognini (grazie al ritiro di Bogomolov alla fine del secondo set) e una Pennetta (che ha asfaltato la Cadantu) che passano, sono invece già fuori le due eroine del passato recente. E qui sta il punto. Perché se il tennis italiano perde Errani e Vinci in un primo turno di uno Slam, si capisce che i miracoli non sono infiniti: il lavoro e i sacrifici che hanno portato Sara e Roberta in alto non posso avere effetti imperituri. E allora la domanda: chi c’è dietro? Appunto: apparentemente il vuoto, anche in campo femminile. E se gli uomini aspettano la maturazione definitiva di Gianluigi Quinzi, le donne puntano su Camila Giorgi o quantomeno punterebbero. Un interessante articolo pubblicato su Ubitennis dimostra che – e in questo caso si può proprio dire – non è tutto oro quel che luccica: chiariamo subito che l’articolista stesso avanza molti dubbi sulla credibilità delle persone che girano intorno all’affare Giorgi ed infatti non è nostra intenzione parteggiare per nessuno. Qui il problema è dato da un fatto certo: per le potenzialità che ha (o aveva) Camila, i risultati – sportivi ed economici – sono stati fin qui deludenti. In attesa che Melbourne ci smentisca, ma avendo avuto modo di vedere la ragazza dal vivo e soprattutto conoscere suo papà (e mentore e allenatore e manager) Sergio, si può dire che non sia una sorpresa che lo siano stati. Per carità: sicuramente Sergio Giorgi lavora sulla figlia in buona fede, ma più che un padre-manager è un manager-padre e sicuramente non è un tecnico di tennis, cosa che si vede chiaramente quando Camila gioca. La sua, infatti, è una tattica molto basic: se la palla entra si vince, se esce si perde. Il tutto senza alcuna variazione di schema. In pratica: così Camila rischia di essere un talento (lo è) perduto. E quindi la domanda (ultima) seguente: si può ancora rimediare? Certo. Ma ci vorrebbe un coach. O un altro papà.