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La tivù di Carlo Conti

Paolo Morati 06/11/2013

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Se c’è un nome sul quale la RAI può andare oggi a colpo sicuro è quello di Carlo Conti. Le sue trasmissioni musicali di prima serata, basate sul concetto dei ricordi e ben mirate come target ottengono infatti ottimi ascolti. Che siano migliori anni, canzonissime o tale e quale l’interesse del pubblico di RAI UNO si dimostra sempre costante. E proprio la nuova edizione di Tale e Quale Show, dove si confrontano personaggi dello spettacolo nell’imitazione di cantanti, sta tenendo da settimane banco tanto che si è deciso di allungarne la durata.

La formula è semplice così come quella delle altre proposte ‘contiane’. Canzoni più o meno note, volti conosciuti e in questo caso una giuria ben affiatata e sempre nelle righe (Claudio Lippi, Loretta Goggi e Christian De Sica). Con un cast che mischia professionisti della canzone, attori e intrattenitori dove i primi teoricamente favoriti nella parte canora devono però dimostrare anche altre qualità imitative.

Fenomeno diverso ma sulla stessa linea quello de I migliori anni, iniziato diverse stagioni fa mettendo in gara i vari decenni musicali per poi con l’ultima edizione far sfidare tra loro una pattuglia di cantanti impegnati in cover questa volta senza trucco. La cosa curiosa è che, nonostante ormai si sia raschiato un po’ il fondo del barile in termini di ospiti e brani (i nomi che girano, a parte qualche chicca, sono ormai sempre quelli) l’audience di questi show si mantiene sempre elevata. Varie le ragioni, da ricercarsi non solo nella voglia di sentire e scavare nella memoria ma anche di stare tranquilli e non avere troppe sorprese, ascoltando magari il tutto come sottofondo della prima serata in famiglia.

Potrà anche essere considerata una televisione anacronistica, con ritmi ormai inusuali, ma il ruolo dell’intrattenimento da servizio pubblico è anche quello di individuare format semplici e senza impegno e saperli sviluppare al meglio. Cosa che nel caso delle trasmissioni di Carlo Conti – un lontano passato da DJ riccioluto e oggi capace di coinvolgere con passione anche nomi purtroppo dimenticati – è riuscita davvero bene. E noi, che mentre scriviamo abbiamo in cuffia Una sporca poesia di Fiordaliso, un po’ di invidia in effetti la proviamo.

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