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Calcio

L’ambientamento di De Boer

Stefano Olivari 08/08/2016

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Scrivendo che Roberto Mancini non aveva più voglia di allenare l’Inter e che se la squadra avesse avvertito quasta sua bollitura non sarebbe arrivato a novembre eravamo stati molto ottimisti. Mancini non è arrivato nemmeno a settembre e la storia del suo esonero mascherato da rescissione è interessante perché spiega bene le tre anime che in questo momento stanno mal governando l’Inter.

Prima anima: ovviamente gli azionisti di maggioranza. I cinesi di Suning, che non hanno ancora nominato un loro dirigente operativo forte e che non volevano prendere decisioni affrettate: avrebbero tirato avanti con Mancini, senza cedere alle sue richieste e ritenendo buona la squadra, in attesa di ristrutturare la società nei prossimi mesi. Inspiegabile il loro avallo a questa scelta, se non con le informazioni dategli da filtri non sempre in buona fede, visto che almeno a livello di trattativa il rinnovo del contratto con Mancini era stato preso in considerazione. L’unica cosa che viene in mente è il rapporto dello Jiangsu, la squadra cinese degli Zhang, con Kia Joorabchian, il procuratore sponsor di De Boer e antipatizzante di Mancini.

Seconda anima: Moratti, consigliere ormai alla luce del sole dei cinesi, che ha individuato in Leonardo l’uomo forte di cui sopra e che al limite gli avrebbe proposto qualche mese di transizione come allenatore. Di sicuro non subito. Con Leonardo, che rimane comunque in corsa per la scrivania, sarebbero state possibili anche scelte creative alla casella di direttore sportivo, dove Ausilio sta facendo miracoli e dove però Zanetti vorrebbe collocare Cordoba (e perché non Djorkaeff o Recoba?).

Terza anima: Thohir e Bolingbroke. Il primo ormai soltanto traghettatore fino a novembre, quando per fortuna non dovremmo vederlo più, a presidiare la sua megaplusvalenza, il secondo amministratore delegato in scadenza e con possibilità di rinnovo tendenti allo zero. Entrambi nemici di Mancini, che si è sentito preso in giro da Thohir (ma anche da Moratti), che gli ha nascosto fino all’ultimo la svolta societaria, mentre con l’inglese non ha mai avuto di fatto un rapporto. A un primo livello la scelta di De Boer è stata di Bolingbroke, che bene o male segue il calcio mentre Thohir non distinguerebbe Guardiola da Brocchi, che lo ha contattato personalmente e ha chiuso il contratto con l’olandese portandosi appresso un Ausilio perplesso anche se consapevole che Mancini non avrebbe potuto continuare a guidare la squadra con l’atteggiamento dell’amichevole con il Tottenham. Che poi Bolingroke abbia voluto fare bella figura con Joorabachian e il suo mondo, sperando nella riconferma, fa parte della orrenda natura umana.

Nota a margine: vedendo giocare il suo Ajax, e maledicendolo per i soldi che ci ha fatto perdere nell’ultima giornata di Eredivisie, si capisce che De Boer non è il classico olandese che pensa di avere inventato il calcio, ma il 4-3-3 che è il suo modulo base potrebbe penalizzare Banega. Nota bis: fra apprendimento della lingua, ambientamento, coinvolgimento degli uomini chiave della squadra, eccetera, Napoli e Roma sembrano nel presente di nuovo avanti anche dopo la scomparsa di Higuain e Pjanic. Ma in prospettiva un allenatore che si sente in ascesa come De Boer è meglio di uno che ormai faceva il selezionatore, risolvendo con il mercato e la rosa ampia i problemi di giocatori che sotto di lui non miglioravano mai. Nota tris: De Boer non guadagnerà cifre mostruose, quindi il futuro tecnico non è detto che sia lui, ma di sicuro non blocca il mercato nerazzurro come di fatto era con Mancini. Traduzione: la cessione di Icardi è più vicina e darà il via a una serie di operazioni, anche se non è chiaro nell’interesse di chi.

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