Basket
Lasciate crescere Caterina Gilli
Oscar Eleni 27/08/2018
Oscar Eleni davanti alla torre delle prigioni della cittadina di Gonzaga, mantovano, per farsi promettere dal sindaco che ogni anno ci sarà il raduno nazionale per i patiti della due cavalli. Lo dovevamo a Franco Grigoletti, mentre si avvicina il giorno della memoria, perché su quella macchina da ribelli siamo andati in giro per l’Italia e anche in Europa. Era la nostra regina questa 2CV, refettorio, confessionale, pensatoio, spazio libero per dirne contro tutto e tutti. Quella macchina aveva un colore azzurrognolo, ma diventava di ogni colore per quello che sentiva. Contrariamente a quel pugile americano, non siamo mai scappati dopo il gong. Ci mettevamo la faccia e rischiavamo se valeva la pena, per un giocatore, un allenatore, una bella società, una grande idea. Nessun risparmio e nessuna fuga neppure quando c’era da dire pane al pane e il nero non era soltanto quello del basket come si scopre oggi. Ora ci servirebbe ancora quel pensatoio viaggiante perché ce ne sono di cose da dire e da fare, anche se le edicole chiudono, anche se le nuove truppe d’assalto, con i loro energetici piumini, stanno tutte in televisione e chi le governa ha il mondo, spesso pieno di fessi, ai propri piedi.
Se non ci credete guardatevi in giro e poi telefonate al soccorso umanità perché il nodo che stringe alla gola è davvero fastidioso. Da Nord a Sud, da Ovest ad Est, ci mancava pure l’esorcista che chiede le dimissioni di Papa Francesco, l’ultima difesa, con Mujica, ex presidente uruguaiano, contro chi finge di non vedere la povertà e non soltanto quella del nuovo mondo. Sì, anche quello sportivo dove se ne vedono fin troppe, partendo dal calcio che non vuole commissari per poter pasticciare in santa pace con il nero, che ha svenduto il campionato per un dollaro in più, mandando nei matti chi già aveva da dire con i sapientoni di SKY. Ci vorrebbe un avvocato al giorno per togliersi di torno chi truffa sulle bollette e ti fa pagare un anno di 13 mesi, per chi prometteva tutto e adesso ti costringe a rivedere storie vecchie, ma dopo aver tolto le ragnatele e spento l’audio.
Siamo in piena guerriglia e allora via con la due cavalli felici per aver ritrovato Tamberi sopra i 2 metri e 33, unica luce nel buio del regno di un Giomi che crede nella regola del gatto, coprire ogni deiezione, orgogliosi dei nostri atleti all’europeo paralimpico, sempre spaventati dalla triplice candidatura per i Giochi invernali visti i soggetti in questione, da Milano palazzinata a Cortina delle grigliate funebri, passando per Torino che già aveva tutto quando il fare era meglio del dire.
Veramente chi è sulla tolda dice che qualcosa cambierà quando Carlo Magri, ex presidente della pallavolo, ex membro di giunta CONI appena dimessosi, comincerà davvero a lavorare come sottosegretario del ministro Giorgetti, uno che amava e ama il basket. Strana coppia, direbbe il grandissimo Neil Simon che purtroppo ci ha lasciato e che avrebbe trovato materiale nelle nuove satrapie politiche del mondo, cominciando da casa sua. Vedremo. Certo dopo l’idea Berruto, come salvatore della povera atletica, eccoci al Carlo Magri che al volley ha dato abbastanza nel periodo presidenziale fra il giugno 1995 e il febbraio 2018. Avranno la pozione magica questi del volley perché sono il movimento più all’avanguardia del nostro sport, anche se non hanno tutti i risultati del nuoto che pure fa cose importanti. Come vedete, il calcio in certi momenti sarebbe meglio non vederlo e neppure sentirlo nei commenti delle maschere tragiche proposte sui vari canali, ma neppure il basket se la passa tanto bene.
Sì, è arrivato lo zuccherino del titolo europeo con le under 16, ma queste ragazzine, come è successo a tante loro compagne che hanno indossato prima la maglia azzurra, andranno avanti? Sembra che, fortunatamente, non ci siano ancora gli agenti cavalletta nel settore, sì qualcuno è arrivato alla Zandalasini, prima che lei stessa capisse che al massimo poteva ingrassare, non migliorare, ma per il resto sembra che si possa ancora lavorare bene. Lo garantisce Giovanni Lucchesi, quasi sessantenne, romano che vive a Cervia, tante medaglie giovanili, un buon lavoro sempre, adesso che sente energia nel basket femminile da quando, secondo lui, è arrivato Marco Crespi sul brigantino che Capobianco aveva portato fuori dalle secche delle invidiuzze di paese. Ora queste ragazze ci hanno dato un titolo europeo. Erano davvero anni che non si brindava più. Speriamo che il buongiorno si veda davvero da queste giornate di Kaunas, la terra lituana del grande Sabonis, col terrore che qualcuno vada a cercare a Vigarano Mainarda, provincia di Ferrara, Caterina Gilli, studentessa al liceo scientifico con orientamento sportivo, un metro e ottantadue, scelta come MVP dell’Europeo, qualche minuto in serie A con la squadra ferrarese. Lasciatele crescere in pace, ma soprattutto aiutatele a crescere senza fare i pavoni chiedendo applausi se abbiamo una vicepresidente donna, se fra i disastri delle giovanili maschili troviamo questi fiori di campo al femminile.
Occupiamoci di cosa accade più in alto, in questa Nazionale dei fuggiaschi dove qualcuno si è stupito per come è finita la recita pro domo sua e degli sponsor, del Danilo Gallinari che sembrava così amareggiato quando qualcuno ha messo in dubbio il suo amore per la maglia azzurra, così offeso da costringere il presidente federale a cercare una Canossa che andasse bene al campione e al “diavolo” che oggi allena la Nazionale. Tempo perso dicemmo allora, faccia persa ci venne da dire e ci ritorna in mente questa brutta immagine mentre Danilo fa ciao ciao dalla casa dei Clippers, amareggiati per lui e per quelli che prendono spunto dalla bandiera bianca sulle macerie di Azzurra per urlargli che sarà anche ricco, ma resta un zero tituli. Esagerazioni provocate dall’esasperazione mentre altri topolini lasciano casa Italia per curarsi, per stare lontano il più possibile dalle cose difficili.
Per fortuna è nato anche il fronte che considera le finestre di qualificazione mondiale una boiata pazzesca. Lo dicono in tanti, le defezioni annunciano al pubblico pagante dietro le persiane che vedranno succedanei di squadre Nazionali. Erano belle le estati dove le Nazionali potevano tenere in allenamento, facendoli spesso migliorare, i migliori giocatori. Un tempo giusto, una luce quasi giusta se i campi prescelti avevano aria condizionata, se le sedi dei ritiri consentivano notti con meno zanzare e più ossigeno. Non riuscendo ad ammettere che dopo la NBA il più grande torneo del mondo si gioca nell’Eurolega, in casa FIBA hanno voluto la guerra. Sarà ad oltranza, per sfinimento, aspettando tradimenti, sapete già come hanno reagito i padroni greci dopo partite perse, nella speranza che le invidie azzoppino la creatura inventata da grandi dirigenti e portata avanti così bene da Bertomeu. Questa gente sa che nessuno li vedrà mai come veri amici perché la musica viene sempre e soltanto dall’alto e non dalle gendarmerie.
Aspettando la doppia giornata di Bologna, Nazionale e Memorial Porelli, meritato ricordo, altri preferiscono dimenticare i loro campioni sul campo e nel mondo dirigenziale, notiamo grande entusiasmo. Record di abbonati a Trieste, persino più di quelli della Milano magica che non partecipando al trofeo Lombardia ha fatto sapere alle associate della Lega di considerarsi squadra per l’Europa, pronta a farsi vedere dove ha un senso per la gloria e per gli affari. Certo non sarà più il Lombardia dei tempi in cui le grandi della regione, la stessa che ha dato il maggior numero di squadre nell’ultimo playoff, provavano le ultime cose prima del campionato. Un vero test che diceva verità poi confermate dalle classifiche finali. Ora non sarà così dal 7 al 9 settembre, comunque vedremo il meglio del basket lombardo, prima quelli di A2 e poi gli altri, i “colossi”. Al posto di Milano chi organizza, avendo letto dei desideri austroungarici di una parte del sistema, ha invitato Trento, una tribù Sioux che sta facendo scuola, che meriterebbe di avere come presidente onorario il Kyrie Irving, campione con Cleveland, genio non ancora del tutto compreso a Boston, adottato dai nativi rimasti del Nord Dakota, perché questa Piccola Montagna, lo chiameranno così, ha già costretto molti ad inginocchiarsi e sui nostri giornali ha quasi avuto lo stesso spazio del grazie, scusi, tornerò del Gallo minore.
In chiusura vi diremo che la visita del Gerasimenko nel laboratorio della Cantù di Pashutin non ci toglie l’angoscia, così come non è davvero confortante vedere che a Torino gli abbonati non vanno oltre i mille, forse aspettano anche loro che Larry Brown arrivi davvero, e che a Milano già ci sono i sospettosi che vogliono vedere come verrà gestito il pallone in uno squadrone che avrà in quintetto due uomini scudetto, Micov ed un pivot, ma poi punterà sui nuovi avendo fatto la magata del sei più sei inserendo fra gli italiani Brooks e Burns. Se c’è una cosa che stona nel villaggio Pianigiani ”belli capelli” è lo spazio ridotto per i soliti italiani perché Fontecchio ne avrà poco davvero ed è un errore suo, contenti se ci smentirà.