Le migliori canzoni di Amedeo Minghi

19 Maggio 2024 di Indiscreto

Nei giorni scorsi Amedeo Minghi ha avuto critiche e consensi per i suoi giudizi ironici sull’Eurovision 2024, che volevano sottolineare un tema serio e cioè quella sorta di pensiero unico da cui un artista non può derogare, se non vuole entrare nel mirino degli intolleranti. L’attualità è però soltanto un pretesto per inserire Minghi un Festival di Indiscreto che ha come stella polare la divisività, un festival in cui sarebbe stato inserito comunque per la durata e la qualità della sua carriera di interprete e di autore. Una carriera iniziata a metà degli anni Sessanta, con tanti riconoscimenti da parte degli addetti ai lavori, con la vera svolta che però avviene soltanto nel 1983, quando il musicista romano ha già 36 anni.

Minghi quell’anno partecipa al Festival di Sanremo con 1950, la sua canzone che ha amato di più. Musica di Minghi stesso e testo di Gaio Chiocchio, 1950 viene eliminata il venerdì, ai tempi la seconda serata, e non partecipa alla finale. Un clamoroso errore di valutazione di una giuria poco ispirata (Vasco Rossi con Vita spericolata arriva venticinquesimo), una canzone che racconta meravigliosamente lo spirito dell’Italia del dopoguerra (“La radio trasmetterà, la canzone che ho pensato per te. E forse attraverserà, l’oceano lontano da noi. L’ascolteranno gli americani, che proprio ieri sono andati via. E con le loro camicie a fiori, che colorano le nostre vie. E i nostri giorni di primavera, che profumano dei tuoi capelli“) in cui Minghi è cresciuto.

Lì Minghi diventa un personaggio davvero popolare, proseguendo sulla strada del successo e trovando un’altra canzone eterna nel 1989: La vita mia, musica di Minghi e testo di Vanda Di Paolo. Nel 1990 i tempi sono maturi per la sua seconda presenza a Sanremo come concorrente: ci va in coppia con Mietta, con una canzone scritta sempre da lui, questa volta con il testo di Pasquale Panella. Vattene amore arriva terza dietro ai Pooh e a Toto Cutugno, ed entra subito nella testa degli italiani con il suo ritornello pazzesco (“Magari ti chiamerò.  Trottolino Amoroso, Dudu dadadà. Ed il tuo nome sarà, il nome di ogni città. Di un gattino annaffiato che miagolerà. Il tuo nome sarà su un cartellone che fà della pubblicità“). Minghi scriverà poi tante altre cose notevoli e oggi non ha ancora smesso, pur venendo ghettizzato nel ruolo del ‘cantante cattolico’, che gli ha dato tante soddisfazioni (anche quella di esibirsi davanti a Giovanni Paolo II) ma che ha anche indotto tanti critici a trattarlo con sufficienza.

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