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Lennon o McCartney?
Stefano Olivari 06/07/2015
Se Coppi non fosse morto a quaranta anni, adesso sarebbe un Bartali qualunque. L’immortale battuta riportata a suo tempo da Adriano De Zan si adatta perfettamente alla situazione che dal 1980 Paul McCartney sta vivendo rispetto alla scomparsa di John Lennon: due autori e personaggi fenomenali sia nell’era Beatles, chiusa nel 1970, che da solisti, il cui rapporto personale era troppo vero (si conobbero quando John aveva diciassette anni e Paul quindici) e la cui collaborazione musicale troppo intensa (componevano insieme sia la musica che i testi, senza un vero metodo) per essere capiti dall’esterno, meno che mai dai fan-maniaci.
L’intervista che Paul ha dato ad Alex Bilmes per Esquire è interessantissima (è lunga, ma vale davvero la pena di leggerla tutta) ed è già diventata carne da copia e incolla, ma è assurdo parlare di Mc Cartney invidioso di Lennon, visto che se proprio vogliamo scendere su questo piano le canzoni dei Beatles con impronta di Paul (Yesterday, per dirne una di cui Lennon non ha scritto una battuta e da cui si era quasi dissociato, ma anche Let it be e altre) sono in numero molto superiore rispetto a quelle targate John. È invece vero che la morte giovane migliora il proprio status nella memoria collettiva: se un attore con tre film alle spalle come James Dean diventa un’icona generazionale, figuriamoci cosa può diventare chi gigante lo era già da vivo.
Ed è proprio questo che Paul non sopporta, anche se non ci può fare niente, tanto meno farsi ammazzare a settantatre anni da un pazzo (doveva pensarci prima). Di certo quando atterra al John Lennon Airport di Liverpool rosica e non poco, ma può consolarsi essendo vivo. Il nostro ‘Di qua o di là’ è quindi onnicomprensivo: musicale, culturale, personale. L’ideale, riguardando due fenomeni, per iniziare la stagione 2015-2016 di Indiscreto, dove un po’ fenomeni (magari con Wikipedia aperta nella finestra a fianco) lo siamo tutti. Lennon o McCartney?