L’Italia che ha bisogno del dramma

1 Luglio 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni a spasso tenendo per le ali una sula dai piedi azzurri che piacerebbe a Pozzecco, chiedendo al panda rosso di Shuan di mettere pace nell’ovile delle pecore dal muso nero che stanno litigando davanti alla televisione dove nessuna di loro capisce Biden e sopporta Trump. Figurarsi se i pellicani della Florida riusciranno a scegliere meglio dei futuri votanti, delusi dai messaggi che arrivano dalla Francia dove la Senna sembra  ancora troppo sporca per ospitare gare di nuoto olimpiche su lunghe distanze e alghe maledette, Giochi che fibrillano più di tanti allenatori, dopo l’allarme antiterrorismo in troppe nazioni.

Ci piace questo clima drammatico che purtroppo non siamo riusciti a creare per i calciatori dello Spalletti che purtroppo ha litigato con quelli fuori e mai con  gli azzurri dell’europeo flop dove i nostri “campioni” forse ( forse?) sopravvalutati se la tiravano in faccia e sotto di due gol la passavano meglio a Donnarumma che alle presunte punte. Forse anche Gravina avrebbe dovuto leggere Lia Rebecca Valerio che adesso consiglia Pozzecco e la sua ciurma di cestofanti, incatenata nella terra dei valorosi portoricani per un preolimpico difficile che si inizia nella notte, di seguire l’onda che ci ha reso famosi nel tempo quando eravamo sfavoriti come disse Bearzot. Nessuno, dice la nostra guida nell’inferno, sa trasformare il disastro in arte tranne una rappresentativa italiana che parte con al collo le pietre che le hanno tirato quando ci sono state convocazioni non condivise, partitacce rimediate in zona rossa, nei viaggi iniziati con la maledizione di tutti.

Alla nostra Nazionale di calcio, invece, sembravano credere tutti, figurarsi poi dopo aver sostituito il Mancini finito con la Macedonia con lo Spalletti che aveva girato la pelata persino al padrone del Napoli che voleva tenersi tutto per lui uno scudetto conquistato con il lavoro di un bel gruppo. Adesso sono al rogo, sul cittì partono razzi e lazzi, persino sui suoi vini e sugli aiuti alle aziende che amministra. Nessuno, ovviamente, dopo la batosta, ricorda i paginoni imbevuti di rosolio sui convocati  che studiavano i comandamenti dell’allenatore illuminato almeno fino alla doppietta subita contro gli svizzeri, un cioccolato amaro che resterà sullo stomaco fino a qualificazioni mondiali dove, per fortuna, ci sarà l’atmosfera del dramma che, come dice la nostra scrittrice arruolata da Campanik, soltanto noi sappiamo trasformare in arte.

Ringraziando Bagnaia e persino Sainz. Sperando che Sinner ami l’erba e Wimbledon con l’ardore che mostra per la sua compagna, valente tennista russa,  mentre Leclerc borbotta e si lamenta, tirando testate come il vecchio cestista Dordei che ha trasformato in un saloon maleodorante le finali pesaresi per cestisti che cercano ancora il divertimento pur avendo superato una certa età. Magari ce ne fossero di più sui campi, soprattutto adesso che con questa storia dello svincolo le società minori del basket sembrano fulminate, anche se c’è chi considera il provvedimento federale purificante perché talenti che non avevano nulla osta ora potranno cercare maestri migliori in società più attrezzate. Solita solfa all’italiana, se fai sei criticato, se stai fermo poi diventi bersaglio.

Lo ha scoperto Gravina che ora riceve insulti classici, ma anche attacchi violenti sui compensi, sulla sua vita al di fuori del calcio. Nel basket l’attacco al Petrucci che cerca un altro mandato come presidente illuminato si scatenerà soltanto dopo le notti portoricane. Se andremo alle Olimpiadi, portando oltre ogni record di presenze la rappresentativa italiana, sicuramente eviterà gli attacchi di chi già lo voleva bolito quando era in ospedale, ma intanto perché non sparare pallettoni vedendo la Under 17 prendere schiaffi contro avversari che sembravano battibili. Ecco che torna in scena la nostra Valerio: guai dire che abbiamo giocatori forti e squadre di livello.

Chissà se Velasco, De Giorgi, il Campagna della pallanuoto leggeranno il messaggio sulla black comedy in un paese a cui manca l’ironia, dove se ti danno favorito è soltanto per metterti poi un cappio al collo e, come avevamo previsto, i carnefici per Spalletti stanno soltanto scegliendo fra ghigliottina, rogo, e tortura sulla pubblica piazza come si faceva con gli untori. Ci spaventa anche la grande euforia della bella atletica  italiana vista all’Europeo, verificata in parte agli Assoluti nella festa di La Spezia, perché il troppo ottimismo, mentre dai trials statunitensi e giamaicani arrivano bordate mondiali, potrebbe ingannare in sala scommesse dove Malagò sogna più di 40 medaglie e Stefano Mei pensa che a Parigi, senza i russi non dimentichiamolo in certi sport dove hanno spesso dominato, prenderemo più delle 5 medaglie conquistate  davanti alle tribune vuote nelle Olimpiadi a Tokyo in pieno Covid.

Aspettando che siano i gabbiani a pulire davvero la Senna vi risparmiamo pagelle che partirebbero dallo 0 per i veterani che si sono picchiati a Pesaro, al 10 per il MOSS che era andato al convegno pesarese convinto di potersi ancora divertire dopo il primo anno fuori dal campo lavorando giustamente e anche bene per Brescia. Altri voti fra fatti e misfatti del basket dove  il cuore, tipo quelli che Armani propone nelle sue magnifiche sfilate, sembra contare poco visti certi divorzi. Vero che le carriere durano poco e i soldi non bastano mai, però noi siamo ancora legati agli “ eroismi di un Gigi Riva che preferiva guidare libero in Sardegna piuttosto che avere macchinoni in altre grandi città. I tormenti del mercato saranno messi sotto processo se in Portorico dovesse andar male. Ne parleremo a fine corsa, sperando che sia domenica prossima nella finale per avere un posto  alle Olimpiadi dove gli Stati Uniti hanno portato davvero una squadra per sognare che consentirà alle avversarie di rispettare il motto del  barone rifondatore: l’importante è partecipare.

Certo con l’aria che tira, visti le baruffe fra Bruxelles e i Paesi dell’Europa che non sembra voler stare unita anche se gli inglesi ammettono di essere pentiti per averla lasciata, siamo sicuri che ad esempio al Quirinale e a Palazzo Chigi  siano smaniosi di poter  lucidare i lampadari  e gli ottoni per accogliere i reduci dalle gare nella Parigi che sogna una mezzanotte come nel magnifico film di Woody Allen. I medagliati in sfilata hanno sempre portato voti e consensi e, magari anche una benedizione papale.

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