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Nobel per la Pace ad Abiy Ahmed Ali, l’anno prossimo Greta

Indiscreto 11/10/2019

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Abiy Ahmed Ali è il premio Nobel per la Pace 2019, che il parlamento norvegese non ha alla fine avuto il coraggio di assegnare a Greta Thunberg (ai suoi genitori dovrebbe andare già adesso il Nobel per il marketing, però). Un premio politico, come del resto gli altri Nobel, che a differenza degli altri non è assegnato dall’Accademia di Svezia ma da una commissione scelta dallo Storting, cioè l’unica camera di Norvegia.

A questo punto dopo un’affannosa ricerca su Wikipedia dovremmo improvvisarci esperti di politica etiope (comunque, stando a ciò che ha fatto, Abiy Ahmed Ali sembra un moderato: un vero miracolo nella regione) o norvegese (registriamo una leggera maggioranza di centro-destra), ma nella nostra modestia guardiamo con simpatia a questa assegnazione 2019, per lo meno non è Greta, ricordando che questo è sì un premio politico ma è anche di solito molto più ‘condiviso’ di altri.

Difficile, a parte qualche eccezione, trovare estremisti nell’albo d’oro. Facile invece trovare personaggi che si presentano bene, pur senza aver mai combinato niente di buono per la pace in senso stretto, anzi: il Nobel preventivo a Obama nel 2009 l’esempio più clamoroso, molto meno giustificabile di Arafat o Kissinger che pur in mezzo a varie porcate qualche conflitto l’avevano evitato.

Domanda dal fondo del bar: un italiano ha mai vinto il Nobel per la Pace o è stato vicino a vincerlo? L’unico ad avere questo onore è stato il milanese Ernesto Teodoro Moneta nel 1907, giornalista ma anche creatore di tante associazioni per la cooperazione internazionale. Moneta peraltro era tutt’altro che un pacifista: combatté per l’indipendenza italiana (in campo per le Cinque Giornate di Milano e a Custoza) e fu anche uno dei Mille di Garibaldi (come il trisnonno del direttore di Indiscreto). Dopo il Nobel scrisse interventi in favore della guerra in Libia e dell’entrata nella Prima Guerra Mondiale e per questo sarebbe stato dimenticato: a chi ama farsi i fatti propri il patriottismo, che non è in contraddizione con il pacifismo (“La pace può essere raggiunta solo fra popoli liberi”), ha sempre dato fastidio.

Conclusione? Greta Thunberg ha davanti almeno cinquant’anni da icona dell’ambientalismo mediatico, visto che non propone soluzioni dolorose (perché a qualcosa bisognerà rinunciare, dice la logica: non penserete di cavarvela soltanto usando meno l’auto?) non dà fastidio a nessuno e ad uno dei dei prossimi giri il Nobel sarà suo.

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