Vuoti a perdere
Veri Pilato e falsi passaporti
Oscar Eleni 20/10/2012
Oscar Eleni dalla Fabbrica del Vapore milanese in via Procaccini, strada famosa, famosa?, perché un tempo c’era la sede dell’altra Milano vestita All’Onestà, zona museale non lontano dalla stanza Polifemo, dove starebbero bene i Ponzio Pilato che, dopo troppo tempo nella guerra palabratica Siena-Milano, sono riusciti a scoprire che l’eventuale reato dell’una era in prescrizione, che l’eventuale tentativo di pararsi o tafanario era legittimo ancorchè illecito. Sentenza esemplare che spiega tutto o quasi tutto del sistema sportivo Italia. Gli arbitri imparano da queste sentenze a vedere i contatti non contatti, a fischiare quando serve e non quando si deve. Storia antica dimostrata con la sentenza per respingere il ricorso di Milano contro Siena che ora, si dice, si pensa, si suggerisce, si sussurra, ha deciso, insieme agli arbitri, al designatore accusato, di cercare soddisfazione per via legale ordinaria, al di fuori dello sport, ammesso che gli interessati ricevano l’autorizzazione ad una mossa del genere che, se la memoria non è caduta in mano a Polifemo, era proibita senza il placet dall’alto. Ora è anche vero che il famoso alto è chiuso per restauro perché siamo pronti alla nuova incoronazione di Petrucci secondo e si deve fare silenzio come in sala d’attesa quando c’è un parto difficile, allora niente voce per Meneghin primo che ancora deve far sapere all’uomo che gli mise in tasca la patata bollente cosa potrà fare per questo basket dove come ministro degli esteri andrebbe benissimo, anche se è giusto fargli sapere se sarà con o senza portafoglio. Lui è sfinito. Si è scelto una squadra federale debole sempre in agguato che lo ha lasciato solo nelle tempeste anche dentro bicchieri d’acqua, lo hanno mandato allo sbaraglio nella guerra dei bottoni, dei pennini, dei calamai rovesciati. Deve pensare, il nostro Dino Dino, al suo futuro al di fuori di una federazione, riannodare quello che il lavoro per gli altri ha mandato in pezzi o quasi.
Ma torniamo alla Fabbrica del Vapore perché la mostra sul Vero mondo del corpo umano di Gunther Van Hagens merita di essere vista da chi ama lo sport e il basket per una statua plastinata sul giocatore di pallacanestro che in un’azione di palleggio e cambio direzione muove davvero tanti muscoli. Da vedere, da studiare, da far capire. Scalpo, trapezio, deltoide, muscolo grande pettorale, sartorius, tratto ileo tibiale. Vi divertirete certo, molto di più che perdendo tempo su questa rubrica che era nata per il dopo eurolega, ma arriva tardi perché le analisi le hanno fatte già altri, sicuramente più capaci se il gradimento in stelle è sempre così alto, certo più alto di queste notule plastinate che mostrano strati muscolari superficiali e medi che interagiscono nei movimenti.
Visto che qualsiasi cosa si possa dire sull’Emporio Armani, il grande Scariolo, la società, il suo presidente curatore, scatena il furore della pulce nata dai succhiatori di benzina, ci limitiamo ad una valutazione: il dopo Avellino, secondo don Sergio, non doveva essere visto come partita del riscatto perché al Lido di Milano si ragiona in altra maniera. Beati loro dicono Allegri e Stramaccioni. Un bene. Una forza. Basta arrivare in fondo e vincere per cancellare tutto il resto. Semplice. Ne prendiamo atto così come ha fatto sorridere tutti il fantasmino che girava per Milano parlando di Obradovic e la piccata reazione di chi paga per conto terzi che in effetti non ha mai messo sulla strada nessun allenatore durante la stagione, a parte Bucchi, ma lui era un amico, uno stimato, e liberarlo dalle catene della pressione, dal vapore, è stato un atto di bontà anche perché c’era da rivitalizzare il Dan Peterson che in telecronaca ci basta ed avanza, peccato per il rampeghino alla voce. Bontà che per un anno ha aiutato anche Benjamin Eze a godersi la vita, ma le maledizioni di chi considerava quel parcheggio al caldo, pagato a Milano, sembrano aver colpito il povero Beniamino già operato al ginocchio e sostituito dalla guida alpina Oertner.
A proposito di ginocchio: operazione anche per Nowitzki che non faceva scena mentre Dallas le prendeva in Europa. Chi fa scena, invece, secondo l’organizzazione dell’antidoping mondiale che sta ballando sul rogo dove hanno bruciato Lance Armstrong e le scimmie non vedenti, non parlanti, non udenti del ciclismo che si indigna dopo, che impicca il più famoso ma poi assolve o, addirittura, beatifica gli altri, quelli smascherati dai fatti, dagli incidenti, ma poi rimessi in sella. Dicevamo della WADA che ha fatto sapere a Stern e alla NBA che i loro controlli antidoping sono soltanto una farsa che nasconde operazioni Puerto molto allargate su sangue e muscoli. Che novità. Atletica e ciclismo alla gogna, da sempre. Altri sport professionistici, dove si guadagna anche tanto di più, trattati con margherite perché uno Schwazer si può testare a sosrpresa anche in Cina e se va in bagno, mentre nelle cittadelle del grande calcio non risulta che queste visite a sorpresa siano state davvero delle sorprese.
Il calcio. Quelli hanno già le mani piene con le scommesse planetarie dove guadagnano tutti e quindi tutti tacciono, figurarsi se hanno bisogno pure del doping. Quello ha interessato il magistrato Guariniello, ma aveva tutti contro e li ha ancora, come del resto Zeman, il re dell’ironia che se ne fotte delle balle che legge in giro, dei giocatori che fingono impegno nell’allenamento e poi, sul campo, si dimenticano di chiudere la porta al nemico che avanza.
Meno male che hanno risolto il problema (ma dai) televisivo in Lega basket. O almeno così dicono. Si torna al mezzogiorno della domenica con la peripatetica televisione del povero Pozzecco che sta cambiando, come capita a chi da cicala giocatore vuole diventare formica atomica allenatore, appuntamenti con lettori mai fidelizzati dalla raucedine in diretta digitale purpurea. Speriamo che duri, anche se poi la Rai insiste sulla diretta delle 20.30 domenicale che va sempre a sbattere sulla notturna paludata del calcio. Certo, la Rai è gratis e digitale e il calcio si paga. Lo sanno, ma preferiscono o’ pallone gonfiato. Puttanate liofilizzate da chi pensava di essere preso sul serio e ora si trova circondato da indiani piccoli piccoli, più di dieci, purtroppo, e per questo difficili da abbattere.
Sconvolto dalla solita intervista dell’ex americano che ha sofferto l’Italia: il CD Roberts ex Virtus che si domanda perché in Italia non usano la salsa Alfredo, ma vai a far quell’altro diceva la Vally sulla Montagnola, ma, cosa più grave ancora, denuncia un appartamanto piccolo dove lui e la sua compagna non potevano lavarsi e lavare il loro bambino con acqua calda perché non c’era. Da querela se ha detto il falso, altrimenti.
A proposito di pasta il Bargnani scherzoso che dribbla i giornalisti dicendo che l’acqua bolliva sul fuoco e doveva scappare si è fatto vivo nella partitella in cui Toronto ha sistemato il precampionato dei Knicks nel giorno in cui nella Grande Mela bruciavano la squadra degli Yankees eliminata da Detroit, una squadra che ci ricorda altre dove si paga tanto anche gente che fa cazzate in campo, fuori e flirta con le tifose.
Noticine di eurolega. Senza offesa per chi ne sa molto di più. Nelle due sconfitte di Siena a Tel Aviv e Cantù sul campo del Pana ad Atene abbiamo visto nascere due squadre che potrebbero davvero tenere testa alla strafavorita Milano. Non è vero che Lubiana era una squadretta. Parola di Pianigiani per il conforto di Trinchieri che certo non ne ha bisogno, lui sa, lui può. Non è vero che in Eurolega ci sono squadrone che fanno paura. Tutti in cantiere. Aspettare la prima smazzata per capire. A dicembre come dice da sempre il Minucci, come sostiene il Sergio Scariolo, come ci potrebbe spiegare, e chi altrimenti?, Trinchieri.
Comica la storia del passaporto di Sato che ha portato il principe africano in galera e il Fenerbahce quasi all’inferno dopo l’infortunio di Bo McCalebb. Vuoi vedere che adesso nasce una nuova battaglia Milano-Siena perché il grande Romain ne ha fatti tanti di danni a Milano quando aveva quel passaporto? Comica l’ULEB che doveva intervenire prima, durante e che deve intervenire adesso. Neppure ai tempi della cortina di ferro ti facevano fuori un giocatore autorizzato ad usare quel passaporto e quei documenti, casomai intervenivano più in alto.
L’Europa premia i giocatori guidati da allenatori italiani: nella prima settimana il ragazzo slavo dei turchi di Pianigiani, adesso Sonny Weems, l’uomo dell’Arkansas che Messina ha fatto arrivare al CSKA Mosca.
Cosa diciamo dell’Armani a Zagabria? Conoscevamo altre squadre nella storia croata e di Zagabria ben diverse da questa affidata a Bozo il taciturno, ma comunque sia se vi innamorate di Milano quando ci prende col tiro allora siete condannati a restare in tela olona sul Naviglio quando ci sarà bisogno di una difesa seria. Il problema sembra questo: per pasticcini e bevande tonificanti ci sono, per i piatti forti non sappiamo ancora chi avrà lo stomaco per digerirli e per farglieli digerire.
Oscar Eleni, 20 ottobre 2012