Basket
La rivolta dei Pozzecco
Oscar Eleni 13/10/2014
Oscar Eleni dal teatro moscovita dove il genio Andrei Konchalovsky porta in scena il musical pop del basket, proponendo Gianmarco Pozzecco come attore protagonista in Delitto e Castigo, interprete sublime della rivolta contro la colonizzazione del gioco, affidando tutto ad un francese con origini senegalesi e al Kangur che nei suoi viaggi di studio italiani ha riportato a Masnago la pietra filosofale che sembra ispirare ancora, in ogni angolo della serie A, come testimonia l’Urianun sulla Gazzetta, il seme della vecchia Siena.
Maledetto sia il giorno in cui ci siamo incontrati, sembravano dire in troppi alla presentazione del campionato nella sala Buzzati della Gazzetta. Che è un rifugio importante, una risorsa del sistema, ma conoscendo le truppe a Borodino era chiaro che ci sarebbero state rivolte interne già sugli altri quotidiani sportivi. Ferdinando Marino si arrabbia molto se critichi per stimolare. Lui è di quelli che chiedono di non parlare mai al manovratore (ma sarà lui davvero?), pretendono applausi a scena aperta anche se le date sono sbagliate, anche se la responsabilità primaria è della RCS dove il Bellino che conoscemmo in atletica non sembra tanto diverso da quello che adesso fa cadere le cose dalle cascate Angel, sbagliando prezzi, approccio col territorio, senza guardarsi intorno. Erano loro i primi che dovevano capire cosa sarebbe successo a Sassari mandando il dragamine supercoppa contro le portaerei del calcio nel giorno di Juventus-Roma, partita che, come sapete, si finirà di commentare dopo le Olimpiadi a Rio.
Per tranquillizzare il presidente della Lega e, dovendo dare credito al Provera che scrive su questo sito, additato ai passanti come covo della nostalgia maiala, anche dal presidente federale Petrucci che sta perdendo il titolo di baciantino del sistema adesso che il Poz bacia proprio tutti, anche gli avversari appena battuti e persino i carnefici del suo spogliatoio che gli hanno tagliato i capelli senza la sensibilità che faceva del Bic Pessina il “boia” principe nelle giornate gloriose dei campionati universitari quando puniva matricole agli ordini di Viganò e del barone Sales, per calmare, dicevamo, chi ci vorrebbe al rogo, siamo pronti a firmare l’abiura davanti ad una delle tante concessionarie di questo basket:
Io, Oscaraccio, Oscardabagno come dicevano gli arguti capitolini ai tempi di Nebiolo, stirpe de orsis, figlio di tanti giganti che hanno dato gloria e visibilità al gioco del basket in Bononia, a Mediolunum, poi nella Lombardia felix dal Cantuki al Sacromonte, nella Roma che mai avrebbe abbandonato il Toti in viale Tiziano regalandogli la miseria di duemila spettatori a partita, nella Treviso dove Gilberto Benetton e Buzzavo hanno creato il mondo novo, nella Siena da fetunta a cui nessuno perdonerà mai, neppure in piazza del Campo, il passaggio dalle stalle alle stelle studiato bene, ma applicato usando sistemi comuni nella generalità delle società, insomma noi dei B movie, cazzo questi presidenti spiati non sanno davvero di cosa stanno parlando, noi oltre la soglia dei 70 anni e della sopportazione artrosica, inginocchiati davanti a voi, eminentissimi e reverendissimi padroni del vaporetto, avendo davanti agli occhi i sacrosanti vangeli apocrifi che ci fate toccare con mani tremanti, giuriamo che abbiamo sempre creduto, ora e per l’avvenire, sperando che non sia lungo, tutto quello che state predicando adesso cercando visibilità e spese assurde per nuovi canali televisivi. Dal vostro santo Officio ci è stato intimato di abbandonare la falsa opinione che il sole di una Lega solida e di una federazione che pensa davvero alla base e caccia i masticatori di pennini, possa essere al centro di questo mondo sportivo, e che non potessimo tenere, difendere né inseguire in qualsivoglia modo, né in voce, né in iscritto la detta falsa dottrina appresa quando erano re Bogoncelli, Allievi, Rubini, Porelli, Coccia, Acciari, Parisini. Pertanto volendo noi levare dalla mente delle Eminenze vostre e di ogni fede della nuova religione in pick and roll questo veemente sospetto che giustamente grava su tutti noi del B movie, con cuore sincero e fede non finta abiuro, malediciamo e detestiamo i suddetti errori ed eresie e giuriamo che per l’avvenire non diremo e non asseriremo mai più cose che possano alimentare tali sospetti.
La firma sarebbe del Galilei, noi ci teniamo un post scriptum per i giorni in cui si dovranno fare davvero i conti senza dove andare al convento della Minerva, senza avere paura di finire bruciati da chi non sopporta la gente con un po’ di memoria e tanta voglia di ricordare con gratitudine che nulla è stato scritto per caso. Prima e dopo il triumvirato Marino-Petrucci-?. Ma dai, chi è il il punto interrogativo. Chi è perfido dice che non sta più in città, dirige da molto lontano, chi è più logico pensa che possa essere ancora da noi, magari infelice, ma sempre più geniale di altri.
Per stare al passo almeno con le stelle di chi scrive molto meno, ma arriva più in fretta alla testa della gente, eccoci alle prime pagelle dell’anno dovendo confessare che dopo tante giornate agitate abbiamo forse vissuto la prima notte di quiete, almeno fino al risveglio urlando per dolori che non se ne vanno, perché ci eravamo addormentati ascoltando le facezie di monsignor della casa Casalini, le fresche intuizioni del Marconato che dovrebbe stare ancora in campo, ne avrebbero bisogno in tanti e lui non è tipo che sfascia o non si allena, i taglienti giudizi del disoccupato Fabrizio Frates, nelle due ore di basket regalate da Sport Italia alla fine della giornata di campionato, spazio dorato affidato alla passione e alla competenza mai sguaiata di Matteo Gandini. Da non credere che ci sia ancora gente capace di sposare un’idea senza chiedere in cambio che un poco di attenzione e, magari, qualche sostegno pubblicitario. Godiamoci il tutto fino a quando non arriveranno i cardinali e le loro eminenze.
Pagelle fresche di cantina.
10 Al Gianmarco POZZECCO che in un mese da apprendista stregone ha fatto di più per la popolarità del basket di tanti addetti ai lavori che vanno in giro paludati, pontificando su banalità ovvie, sapendo che nulla crescerà nel giardino del basket se prima non ci sarà un lavoro duro, oscuro, nella semina, nella cura del campo trascurato. La pallavolo che ha fatto razzia di bei talenti fisici nell’orto abbandonato delle scuole andrebbe ascoltata e non soltanto invidiata, fregandosi le mani per un oro mondiale che non è arrivato.
9 Agli ABBONATI che stanno fcendo vivere stagioni record a Milano, Reggio Emilia, Cantù, Venezia, Sassari, a quelli che riempiono i palazzi delle nobili decadute a Treviso, a Siena, al Pala Dozza,vero Madiso bolognese. Con loro fiorirà una nuova generazione, speriamo che ad accoglierla non ci sia l’atroce puzza dei roghi dove por dottori vorrebbero bruciare come eretici i nostalgici che credono al presente quando vedono che c’è gente capace di lavorare, non parlatori per nuvole di fumo.
8 Tutti gli EX della SIENA eptacampione perché ovunque giochino adesso stanno facendo vedere come si viveva ai tempi di una dittatura tecnica ed organizzativa che ha servito bene, anche se ha probabilmente reiterato cattivi insegnamenti scegliendo il lato oscuro della forza economica.
7 Al MORETTI della nuova rifondazione pistoiese che ha rischiato tanto, che rischierà ancora molto, ma intanto fa sapere che per l’unica retrocessione da questo torneo sarà meglio indagare da altre parti, anche dove hanno più storia.
6 Al DIAWARA che Repesa sognava grandissimo, che Seragnoli amava, che la NBA ha sfruttato anche meno della nazionale francese. Se giocherà sempre con questo furore saranno in molti a pentirsi di non averlo ricordato nelle loro preghiere ai manager per costruire squadre nuove.
5 A SPORTITALIA perché se dovessero abbandonarci per sfinimento non riusciremmo a perdonarli anche questa volta. Certe meravigliose abitudini ti fanno credere che non sono state combattute invano epocali battaglie quando intorno c’era gente sghignazzante, molto più feroce delle eminenze di oggi, convinta che fosse più emozionante un cross di Roccotelli di una finale scudetto del basket.
4 Al magnifico Pino SACRIPANTI, uscito male dalla sfida contro Varese, uscito da signore da una partita dove il valore del concetto del pubblico sesto uomo, arbitri soffocati fino a vedere infamia nello scatto di un vice allenatore per correggere l’errore sul campo, poteva anche farti venire il nervoso, perché si è accorto tardi che gli allenamenti devono essere più duri delle partite se non vuoi trovarti spaesato nella mischia. È il verbo che ispira da sempre Pianigiani.
3 Agli ORARI del basket che sembrano scelti apposta per non avere una copertura mediatica globale. Se alla Lega, parlando con rispetto, qualcuno ci spiegherà il senso del 18.15 per le partite domenicali, ora che non c’è più il basket minuto per minuto del grande Carboni, se dal pulpito ci faranno sapere cosa vuol dire il 20.30 serale imposto da una Rai che mezz’ora prima riempie il suo vuoto d’idee con Perle di sport, allora andremo a cercare cenere per farcene cappello. Resta un conflito che non si spiega certo soltanto con il fatto che più dei ragazzi, delle famiglie, bisogna favorire l’affluenza dei commercianti. Ohibò. Ma quanti sono in questa nobile categoria i sostenitori del basket? Cara gente, col calcio spezzatino sarà meglio trovare angoli protetti.
2 Al Renato VILLALTA che è bersaglio fisso per gli anatemi del suo presidente di Lega stanco di sentirsi criticare, anche se lavora per la comunità “soltanto” da 100 giorni (idea comune in tutti quelli che sono convinti della inesistenza di un prima). Con questa rabbia dentro e i 2 punti di penalizzazione mai tolti (sarà un caso?), anche se questo era il sogno per alleviare le vigilie del povero Valli e dell’ancor più povero Arrigoni, la Virtus rischia tantissimo e speriamo non venga mai il giorno in cui si dovrà pentire di non essere tornata in città per rispettare accordi pregressi che non hanno mai fatto decollare la vera Vu Nera.
1 Alla RAI che tarda davvero tanto a rendere pubblico l’accordo per avere anche le partite del lunedì sera, per farci sapere che il basket è quasi tutto suo. Per la verità l’eurolega è in mano allo snobismo SKY trasferito sul FOX due, a dirla tutta per le altre coppe stanno intervenendo altre emittenti e l’eurofatica canturina andrà su Sportitalia. Urlare per dare forza al Losa che del basket è un vero innamorato.
0 Alla ROMA appassionata di basket, una bella parte della città, con scuole importanati, un comitato regionale dove lavorano meglio di chi si vanta al Nord, l’esperienza Stella Azzurra da copiare e valutare, che non riesce a sintonizzarsi con il Toti presidente, che lascia desolatamente vuote le tribune già anguste del palazzo di viale Tiziano. Come ha detto Casalini a Sportitalia il basket ha bisogno di Milano, ma anche di Roma e delle sue città storiche. Cari megadirigenti, perché non vi occupate anche di queste cose? Non veniteci a dire che il Toti ostile, come Villalta, a questa Lega, sta bene da solo, nel suo angolo, abbandonato da tutto e da tutti. Certo anche lui con la solfa in stile petrucciano “così non vado avanti” dovrebbe parlar chiaro: resto e spendo, non resto arrangiatevi.