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Prestito a Fca, l’ultimo regalo dell’Italia agli Agnelli?

Indiscreto 17/05/2020

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Altri soldi pubblici italiani agli Agnelli? Come tutti abbiamo letto, Fca Italy, quella che nella nostra testa è sempre la FIAT, sfruttando la recente norma introdotta dal governo Conte avrebbe richiesto ad Intesa San Paolo un finanziamento di 6,3 miliardi di euro ad un tasso agevolato, con garanzia della Sace (quindi del ministero del Tesoro), per tenere in piedi le sue attività italiane. Che tuttora valgono più di 50.000 dipendenti, senza contare l’indotto.

La considerazione istantanea è che un’azienda che ha sede fiscale a Londra e legale ad Amsterdam, senza contare il contenzioso (terminato con una sanzione di 700 milioni) con l’Agenzia delle Entrate per la Exit Tax non pagata, dovrebbe vergognarsi, proprio a livello di immagine, di sfruttare lo stato italiano come fa dalla Prima Guerra Mondiale (non è un modo di dire, visto che la FIAT fornì carri armati e auto al Regio Esercito), anche se in punta di diritto Fca Italy poteva tranquillamente chiedere il finanziamento garantito per attività produttive in Italia.

Cosa vogliamo arrivare a dire? Che Fca avrebbe oggi tutto l’interesse nel lasciare l’Italia al suo destino, visto che Fca Italy (a dispetto del nome, raggruppa le attività europee, sudamericane e in India) chiude i bilanci in rosso fisso fin dai tempi di Marchionne e che la prossima fusione con Peugeot lascerà il comando nelle mani dei francesi, di fatto controllati dallo stato direttamente o attraverso altre aziende. Insomma, al di là dei media che controllano direttamente o attraverso la pubblicità, gli Agnelli-Elkann potrebbero agilmente sfilarsi da un mercato dell’auto già sofferente e che il coronavirus sembra avere ammazzato.

La non richiesta opinione di Indiscreto? Non ci scandalizza che un governo che viene da culture assistenzialiste aiuti con un prestito l’industria e l’occupazione, che nel caso di FCA vale in Italia tranquillamente 350.000 persone fra dipendenti diretti, componentistica e rete commerciale. E non saremmo nemmeno così pessimisti sul futuro dell’auto, chiaramente in una chiave meno dannosa per l’ambiente. Il prestito di Intesa San Paolo rischia addirittura di essere restituito. E in Italia si continuerebbe a produrre qualcosa, con buona pace di chi voleva vivacchiare puntando tutto su spiagge e ruderi.

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