Basket
Rimpiangendo Harden
Stefano Olivari 11/01/2014
Thabo Sefolosha è all’ottava stagione NBA e all’ultima di contratto con gli Oklahoma City Thunder, quella che nella NBA chiamano ‘contract year’ e di solito spinge a dare il 100%. Finora però, anche a causa di piccoli infortuni (il più recente martedì alla mano sinistra, durante la partita persa con i Jazz), il miglior Sefolosha non si è visto. È in ogni caso vero che il contratto relativamente basso (3,9 milioni di dollari nel 2013-14) e la sua bi-valenza tecnica, guardia completa e all’occorrenza anche specialista difensivo, lo rendono interessante a prescindere.
Innesto giusto in una squadra ambiziosa, più che fanatico delle statistiche personali, Sefolosha asserisce di avere i Thunder come prima opzione futura. Ma forse l’amore non sarà ricambiato visto che i leader della squadra, Kevin Durant e Russell Westbrook, in caso di mancato raggiungimento del titolo avranno la tentazione di tornare al concetto di ‘big three’, abbandonato nel 2012 con la discutibile operazione che ha dato Harden ai Rockets. E ‘big three’ significa liberarsi dei giocatori medi alla Sefolosha, riempiendo il roster di giovani o di gregari pagati ancora meno dell’ex giocatore del Vevey. In concreto i Thunder hanno tempo fino a fine giugno per proporre a Thabo, che avrà da poco compiuto i 30 anni, un nuovo contratto. Se non lo faranno diventerà ‘unrestricted free agent’, cioè libero di accasarsi ovunque senza aspettare che OKC pareggi le offerte.
La cultura dei Thunder, simile a quella degli Spurs (il general manager Sam Presti viene proprio da lì), considera i giocatori da quintetto come ‘capitale’, un po’ all’europea di una volta. Non a caso oltre ai due fenomeni sono blindati anche il declinante Perkins e l’Ibaka dalla mano ammorbidita. Gli scenari sono quindi due: Sefolosha viene scambiato entro febbraio (l’ultima voce da New York dava i Thunder interessati a J.R. Smith dando ai Knicks una scelta, Collison e appunto Thabo), nel caso si possa mettere le mani su un terzo super-attaccante, oppure gli si propone un contratto nuovo a cifre molto più alte. Di sicuro sono cresciuti lo specialista difensivo Andre Roberson e soprattutto Jeremy Lamb, che con minutaggio simile ormai sfiora i 10 punti a partita contro i 6,3 dello svizzero: meno dei 7,6 dell’anno scorso ma più della sua media in carriera che è di 5,8. Ma se il tiro va e viene, colpisce che Sefolosha abbia perso qualche colpo anche in difesa. Questione di testa, forse, visto che il suo è uno dei nomi più citati nelle mille ipotesi di scambio che circolano nella NBA.
Finora la stagione dei Thunder è stata positiva, nella Western Conference hanno il passo degli Spurs e anche i più creativi fra i bookmaker prevedono che la sfidante degli Heat uscirà dal confronto nei playoff fra loro e San Antonio. Mentre scriviamo queste righe OKC ha il terzo miglior attacco della lega, l’ottava difesa ed è prima a rimbalzo grazie anche alla sua strutturazione anni Ottanta con il doppio lungo (e in panchina, oltre a Collison, ci sono anche il grezzo neozelandese Steven Adams e l’eterno mistero Thabeet). Può essere l’anno buono, ma anche no. Per meno di un’altra finale, dopo quella 2012, con i Miami Heat si potrebbe sfasciare tutto. L’ago della bilancia sarà Westbrook, al rientro dopo il secondo infortunio stagionale, più di un Durant la cui unica sfortuna è quella di vivere nell’era di LeBron James.
Dopo quasi un terzo di stagione regolare l’unica sorpresa oltre a quella di Portland a Ovest è la crescita a Est degli Indiana Pacers rispetto ai livelli già eccelsi degli scorsi playoff. La base di tutto è la difesa, la migliore della NBA odierna (meno di 89 punti concessi a partita), su cui si innesta la crescita esponenziale di Paul George, fra le super-stelle della lega quella meno conosciuta all’estero. Difficilissimo non incrociare gli Heat campioni nella finale di conference, Heat che stanno giocando senza forzare e aspettano di conoscere il risultato delle due scommesse di stagione, Beasley (accettabile come rincalzo) e Oden (disperso). LeBron James, Wade e Bosh comunque bastano e avanzano. Le finali di conference sembrano insomma già scritte.
(pubblicato venerdì 10 gennaio 2014 su Il Giornale del Popolo)