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Vuoti a perdere

Ritorno a Borella

Oscar Eleni 23/09/2012

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Oscar Eleni dal campetto milanese di via Dezza  per il Borella day, un giorno deedicato al padre putativo di tante generazioni di cestisti, festa speciale in zona sette dove la mente di un Zacchetti, politico, uomo di campo e pensiero, e l’impegno di un Cappellari, tutti e due coinvolti nella storia come e molto più degli ex allievi, a parte Attilio Lanzetta, per la fortuna di chi, come noi, preferisce stare a guardare. Da quel Campovolo della nostra passione, niente di paragonabile al concerto per l’Emilia che ha fuso voci e grandi cuori di artisti, prima che Sandro Gamba spiegasse, magistralmente, con la  saggezza dei grandi, ai ragazzini impegnati nel torneo sul cemento cosa vuol dire vivere la vita di gruppo, seguire un allenatore che ti insegna i  fondamentali e anche a vivere, dal quel  campetto di via Dezza, davanti alla casa del signor Mario, abbiamo mandato un piccione viaggiatore verso Rimini , il palazzo rivitalizzato da due belle e nuove squadre del nostro campionato impegnate nella pugna di supercoppa, perché in tribuna, di fianco al Renzi che sembra un Marchionne piccolo, restiamo nella Lega, ma senza investire nelle idee, al Meneghin che sembra finalmente libero dalle catene che altri gli avevano imposto di mettersi ai piedi, alle mani e, purtroppo, anche alla testa, c’era Gianni Petrucci pronto con le ruspe: al paese dove lo hanno fatto sindaco dovrebbe abbattere la villa di uno dei tanti maiali spolpatori dell’Urbe; in una federbasket dove intanto ha trovato la maglia adatta a questi arbitri anche se per la finale, diretta bene da Cicoria, Paternicò e Chiari, i due  numeri uno, Lamonica e Sahin, sono rimasti fuori, il primo per scelta, l’altro per i soliti misteri inciuCIA; in una rivoluzione dirigenziale dove l’aria pulita non renderà più facile, purtroppo, il segnale televisivo che ci sembra sempre debole, confuso o sopra le righe. Al Petrucci assiso  sullo scanno dei re della Romagna solatia diamo un suggerimento: considerando che al Borella day la gente di passaggio davanti al campetto chiedeva informazioni sui posti dove mandare i nipoti  per imparare l’arte, considerando che il rugby, in un giorno ha portato più di 200 bambini ai Dragoni, che il vollley recluta alla grande, ovunque, non sarebbe il caso di inventarsi la commissione campetti. Solo volontari, appassionati. Il Cappellari che ha vinto tutto e che tanto ancora potrebbe fare se non sbattesse sempre sulla baia corallina del super io e dell’invidia altrui, anche se noi tutti lo chiamiamo ex manager dell’Olimpia, segnava punti, alzava palette, dava il campo alle ragazze delle Milano Stars che hanno pubblicizzato la loro accademia con volantini, un’ esibizione più che decente, gestendo il torneo che l’Armani ha dominato e la Canottieri ha onorato nonostante il presidente tuffatore che ad un giorno  dal torneo  si tuffava nella piscina vuota delle scuse non richieste per mostrare peccati manifesti, che i ragazzi hanno vissuto bene, fra i gelati del riposo, le pacche degli amici per i leoniani di nuovo corso e la selezione  milanese che sostituiva i ragazzi del riformatorio, scuola del Borella più appassionato, lavorando per qualcosa che non  aggiungerà davvero niente alla storia di un dirigente che sapeva fare e costruire, salvo questa gratifica sul sito più Indiscreto che ci sia, anche se ora siamo pronti alla rivoluzione Huffington che ha portato un blob al Pulitzer, questo Tricheco felice sul ghiaccio. Tornando al Petrucci che certe cose le sa  bene, potrebbe davvero far guidare a Zacchetti la federazione campetti. Istruttori, organizzatori, gente che indica una strada perché nella crisi sarà il reclutamento e l’insegnamento a salvarci. Lo pensano anche le società vive del vivai romani, dalla Tiberina alla Stella, negli stessi giorni del solito Toti che minaccia. Ma che minacci? Fai anche con poco, ma fai, alleati, altri nella tua città hanno vivai, passione, impegno e allora non è vero che tutto muore con la serie A Finito il viaggio nel passato, nella passione eccoci al nuovo che avanza come diceva quel tipo nella barzelletta invitando a pagare chi avanzava davvero. Rimini bel suol d’amore direbbero i Carasso, Cervellini, Vecchiatto, Carlton Myers. Supercoppa con risultato relativamente a sorpresa, ma certo al Minucci battuto dopo 13 finali dovrebbe far piacere questo stupore di gruppo perché è chiaro che tutti si aspettavano dall’Impero un’altra mossa stordente per  restare ancora al potere dopo aver congedato con abbraccio accademico il principe lupo Pianigiani, dopo essersi separato dallo Stonerook che era più dell’uomo squadra, dopo aver cambiato ben 9 giocatori. Non gli è andata male nel ricambio a metà  spese, ma la finale ci ha detto che per domare questo cavallo nuovo ci vorrà tempo e servirà molta attenzione perché i nuovi sono alti e grossi, ma poi non sanno dirci se sono adatti a vivere in un sistema dove tutti contano e dove ogni palla conta davvero partendo dal Brown che sarà una via di mezzo fra T Mac e McCalebb, ma proprio  perché sta in mezzo non vorremmo che diventasse un faro invisibile per troppi affmaati che girano intorno a lui. Anche Pianigiani ha perso qualche partitona, in coppa Italia, all’inizio, poi è andato spedito nell’ album dei record. Per Banchi la difficile scoperta che le facce di un assistente si notano meno e danno meno ansia di quelle di un capo allenatore che capisce di non governare come vorrebbe il cavallo. Mediteranno su tutto questo nelle prossime settimane dove fra anticipi, posticipi di campionato, viaggio americano per scaldare i muscoli di San Antonio e Cleveland, ci sarà poco tempo per allenarsi, ma molto per vedere che faccia hanno in partita, dove conta davvero, i nuovi arrivati giurando di aver capito dove atterravano anche se non poteva essere così, considerando la storia passata di alcuni.Capitolo diverso quello della festa cantuchiana sul pattino che ha portato lontano il ricordo delle altre finali perse con i cannibali dell’allenatore esacampione. La faccia della signora ingegnere Cremascoli alla fine del viaggio ci resterà come immagine della felicità vissuta con stile, con la rabbia di chi lo sapeva alla faccia di chi metteva in dubbio tutto, di chi crticava certe spese. L’abbraccio con la famiglia e poi  con i “ suoi ragazzi” sotto lo sguardo commosso di Roberto Allievi è la cartolina per far sapere a vicini e lontani che il basket vive, ha idee, programmi, che potrebbe farcela anche  con certi dirigenti, che possiamo sperare di non perdere più il poco spazio previsto per una supercoppa per eventi esterni: medaglie nel ciclismo femminile, catastrofi nel mondo che tutto ispira prendendo a calci regole, logica e pallone. Squadra costruita bene, fatta con saggezza e qui verrà fuori il solito conflitto perché riconoscere ad Arrigoni i capolavori di tutti questi anni fa venire il singhiozzo a chi vuole il teatro tutto per se. Eccoci all’Andrea Trinchieri, il nostro Custer in terra di piedi neri, l’allenatore che vinceva il premio come migliore della categoria facendo infuriare il Pianigiani campione d’Italia, uno che saccheggia bene l’arte della guerra di Sun Tzu per  le sue esibizioni televisive, un tecnico di valore, ma anche un accellente attore e allora vedendolo alla ribalta digitale ci è venuto in mente che nella storia canturina lui potrebbe essere il grande Tino Buazzelli Galileo nel disegno di un maestro come Strehler cremascolizzato, di un progetto come quello del Paolo Grassi  arrigoniano. La supercoppa è stata vinta  dalla panchina di Cantù, non ci sono dubbi: resistere alla prima scossa, capire subito che dall’altra parte molta gente nuova non sapeva  davvero quanto pesava quella maglia, scoprire cosa tengono  per ora in tasca i nuovi canturit, miscelandoli con  il ghiaccio di Leunen e il fuoco di Mazzarino. Non siamo alla caduta dell’impero, ma se Minucci pensava che nuovi barbari potessero essere fermati alla grande muraglia della chiantigiana si è sbagliato. Come dicono tutti avremo un vero campionato  e anche la Milano benedetta dal re dello stile, sostenuta  da un bilancio da ricchi d’Europa, dovrà fare attenzione  ai suoi confini che sono ben distanti dal Palalido sventrato che potrebbe crollare e non crescere più se sapesse che non sarà mai intitolato a Cesare Rubini come aveva promesso il celeste Formigoni prima che andasse a tifare contro le aragoste dei Caraibi.Voti di mezzo aspettando la presentazione del campionato.

10 Anna CREMASCOLI  che meritava questo trionfo con la  sua Cantù, sua, proprio sua e del popolo che la sostiene.

9 Allo ZACCHETTI che opera in zona  a Milano per il Borella day che è uno sguardo dal ponte dei sospiri di una città malata, tossica per lo sport.

8  Al TABU purificato nella scuola Caja di Cremona e servito caldo alla Mapooro.

7 Al SANIKIDZE che voleva la grande ribalta e ha saputo come occuparla.

6 Al PETRUCCI con le ruspe che si prepara al nuovo consolato nel basket.

5  A Luca BANCHI e al suo vice CRESPI se non capiranno subito che per domare la nuova Siena serve imparare a barare sui sentimenti.

4 A CANTU’ se dovesse presentarsi appagata alla qualificazione di Eurolega: vogliamo la stessa rabbia, lo stesso fuoco per sciogliere i ricchi dell’Est e per avere una terza italiana ben tornita nel torneo più prestigioso.

3 Alla RAI che insiste per  una domenica sera alle 20.30 in pieno scontro con il grande calcio che in TV manda il meglio, non gli scarti di magazzino.

2 Alla LEGA che finge ottimismo e invece viaggia su un iceberg vagante nel mare di chi non ha idee.

1 Alla “7” che ha preso il basket per le palle e poi lo fa giocare dove si vede poco, lo fa vedere nelle ore dei nottambuli.

0 Alla SUPERCOPPA se non cambia subito formula, il passaggio ad una finale per quattro potrebbe davvero movimentare estati da notizie in breve.

Oscar Eleni, 23 settembre 2012

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