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Sanremo 2013: seconda serata mononota
Alvaro Delmo 14/02/2013
Seconda serata del Sanremo 2013 condotto da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Veniamo subito alla musica evitando commenti e opinioni su ospitate e quant’altro.
I Modà questa volta limitano un po’ l’enfasi che il cantante e autore Francesco Silvestre mette di norma nell’interpretazione. Se si potesse non morire (6,5) e Come l’acqua dentro il mare (6,5) si equivalgono confermando lo stile della band. Passa la prima.
Simone Cristicchi riporta a Sanremo Mi Manchi (7) a 25 anni da Fausto Leali. In realtà rispetto al grande successo del 1988 questa canzone si svolge in modo più teatrale. La prima volta che sono morto (7, che si qualifica) ha un po di déjà vu nella melodia ma il testo è piuttosto originale. Certo se a citare Pertini e la parola partigiano fosse stato un altro a caso sai gli strali sul nazionalpopolare.
Vorremmo chiedere a Malika Ayane perché da qualche tempo si è tinta i capelli di biondo in ogni caso ha il merito di cercare di distinguersi nell’interpretazione di due brani scritti da Giuliano Sangiorgi anche se alla fine gesticola troppo. Niente (6,5) suona noiosetta, meglio E se poi (7, in finale), diremmo perfino sanremese. E ha il merito di non stressare chi ascolta.
Gli Almamegretta ci hanno detto che Mamma non lo sa (6). Non è il nostro genere e abbiamo fatto fatica a comprendere le parole. Forse riascoltandola su disco… Onda che vai (6,5, made by Zampaglione) è più accessibile ma va fuori. Piuttosto ci piacerebbe ascoltare a Sanremo Enzo Avitabile.
Max Gazzè è anche lui ormai un mezzo abbonato a Sanremo, come del resto Silvestri e Cristicchi. Conferma il suo stile, il suo ritmo, insomma fa Gazzè. E a noi piace sempre. I tuoi maledettissimi impegni (7) meglio di Sotto casa (6,5) che naturalmente viene scelta per la finale.
Annalisa ha il merito di interpretare ed è già tanto. E non stona. Prima canzone dal gusto retrò (Scintille, 6,5), seconda più moderna e banale (Non so ballare, 6). In ogni caso lei, con quegli occhioni, ci ricorda esteticamente Sandra (Maria Magdalena). Scintille finisce in finale ed è una sorpresa.
Attesissimi e travestitissimi Elio e le Storie Tese. Dannati forever (6,5) non ci ha convinto granché anche se la chiusura è piuttosto trascinante. La canzone mononota (8,5) è invece un geniale esercizio di stile alla Elii. Capolavoro annunciato rischia il colpaccio.
Tra i giovani Il postino (amami uomo) di Renzo Rubino prova a stupire con tanto di tenore (7). E va in finale. Le parole non servono più (6) di Il cile non aggiunge nulla di nuovo e nemmeno la giunonica e sorridente Irene Ghiotto (con l’arzigogolata Baciami?, 6,5) riesce nell’intento. A chiudere i Blastema. Dietro l’intima ragione (6,5) è un discreto pezzo a cavallo tra rock e pop. Da risentire anche per comprendere le parole. E si potrà farlo visto che si qualificano.