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Il tennis femminile della Kerber

Stefano Olivari 11/09/2016

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Il trionfo agli U.S. Open, dopo un gran torneo e una finale a tratti drammatica contro una Karolina Pliskova che nei prossimi anni farà paura a tutti, ha dato ad Angelique Kerber la vetta del tennis mondiale al femminile scalzando Serena Williams fatta fuori proprio dalla Pliskova in semifinale. Il fatto che abbia raggiunto questo traguardo a 28 anni e mezzo (di tutte le numero uno, conteggio possibile soltanto a partire dall’epoca Evert-Navratilova, lei è quella diventata numero uno più tardi) dice molto sulle qualità mentali e fisiche che servono nel tennis attuale, privo delle ragazzine prodigio di qualche anno fa ma dove comunque le giovani non mancano: fra le top ten hanno meno di 25 anni Muguruza, Halep, Keys, appunto Pliskova… In fin dei conti non è poi così un male che gli adolescenti facciano gli adolescenti. La Kerber ha raggiunto questo traguardo al termine di una stagione pazzesca, con due vittorie nei tornei dello Slam (anche gli Australian Open) e la finale di Wimbledon, dove finalmente il suo tennis cerebrale ha avuto ragione di quello muscolare e senza piano B di molte, troppe, avversarie appartenenti alla prima fascia. La stessa finale lo ha dimostrato, contro una Pliskova impressionante quando può tirare diritto e rovescio dalla sua mattonella, per non parlare del servizio: la Kerber durante il match ha infatti cambiato più volte tattica, a volte sbagliando scelta (con la connivenza di Torben Beltz, ben oltre i confini del coaching) ma sempre tentando di interpretare la partita contro la ceca, che peraltro anche nei precedenti l’ha quasi sempre fatta soffrire e tre settimane fa a Cincinnati l’aveva addirittura massacrata. Alla fine ha avuto ragione lei, cresciuta nel mito di Steffi Graf (con la quale condivide gambe eccezionali e un tempo sulla palla perfetto) ma con nel bagaglio anche molti colpi non ortodossi, come il rovescio giocato inginocchiata tipo Radwanska e il diritto incrociato uncinato che ricorda quello di Nadal e che fra le donne è ancora più importante, vista la tendenza al diritto inside out di molte sparacchione (al 90% destrorse, ovviamente) del circuito. È probabile che il regno della tedesca non duri a lungo: Serena Williams ha 35 ma ancora qualche record da aggiornare, con l’asterisco doveroso che nel 2016 l’americana ha disputato 7 tornei (non contiamo i Giochi di Rio, che non davano punti WTA) e la Kerber 17 (a fare classifica sono i migliori 16), la Muguruza avrà superato lo shock della vittoria al Roland Garros, la Azarenka tornerà dalla maternità, la Keys aggiungerà qualcosa al suo gioco molto basic e la Pliskova con una preparazione atletica sufficiente farà dipendere i risultati soltanto da come si alza dal letto. Ma la sua rimane comunque una meritatissima impresa, una gioia per tutti quelli che amano il tennis femminile giocato in modo femminile.

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