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Il traguardo di Mario Poltronieri

Paolo Morati 19/01/2017

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La Formula 1 è uno sport che dovrebbe trasmettere entusiasmo e adrenalina a chi la guarda. Dovrebbe, considerato che nella realtà chi prova tutto questo è più il pilota nell’abitacolo, mentre gli spettatori in tribuna vedono sfrecciare per frazioni di secondo le auto (ma almeno dal vivo il rumore è sempre emozionante) e chi sta sul divano invece spera in qualcosa che possa destarlo dal torpore che ormai aleggia sulla disciplina, complici (fortunatamente) la maggiore sicurezza dei veicoli e valori più distanti, anche fra scuderie di classe media. Mario Poltronieri, appena scomparso a 87 anni, è stato la voce RAI dei più rischiosi tempi d’oro televisivi, di quando alle partenze si sudava freddo e il minimo scontro poteva accendere una miccia e pericoli ripresi da poche telecamere. Eppure aveva una cadenza regolare, senza particolari eccitazioni vocali, quando il prodotto non doveva essere smerciato per ciò che non era in quanto a parlare erano le immagini e le sfide in pista.

Chiaro che la Ferrari aveva, allora come oggi, un capitolo privilegiato da parte di chi commentava. Ma le vicende della scuderia di Maranello venivano raccontate in modo neutro e senza quell’enfasi da piazzisti che oggi ci fa abbassare il volume. O meglio, ci faceva, considerato che guardiamo meno la Formula 1 da anni, e non certo per i problemi delle macchine di Maranello quanto per uno spettacolo che ormai appare monotono e monocorde. La nostra Formula 1 era quella di Niki Lauda, e di Gilles Villeneuve e René Arnoux, passando successivamente per Ayrton Senna e Alain Prost, fino al primo Michael Schumacher e alle sfide con Damon Hill (tifatissimo da un nostro caro amico con tanto di bandiere esposte in casa ad ogni gara). A livello di team abbiamo amato inizialmente la Ferrari, poi chissà perché cominciammo a sperare in improbabili affermazioni della Toleman (!!!), con cui un giovanissimo Senna raccolse punti e complimenti nella stagione 1984, arrivando quindi a concentrarci più sui piloti che sulle auto.

Un passato da pilota e collaudatore, Poltronieri (affiancato dal fido Ezio Zermiani ai box) intanto continuava a raccontare la Formula 1 con competenza fino alla metà degli anni Novanta e poi come ospite in varie trasmissioni. Insieme a Nando Martellini per il calcio e Paolo Rosi nell’atletica leggera, faceva parte di quel gruppo di voci affidabili che senza troppe iperboli raccontavano quanto accadeva. O meglio informavano e narravano, magari con qualche pausa e respiro, privi del protagonismo che oggi è diventato regola e ingrassa la realtà, un prodotto da vendere in nome dello share e di una concorrenza moltiplicatasi rispetto a quando Michele Alboreto non era certamente ‘nothing’.

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