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Cinema

Troppo belli, gli anni di Costantino e Daniele

Stefano Olivari 27/12/2022

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Forse non vivremo abbastanza per assistere alla rivalutazione degli anni Zero, così ci portiamo avanti grazie a Troppo Belli, il film con protagonisti Costantino Vitagliano e Daniele Interrante che qualche giorno fa abbiamo riguardato per la prima volta, a 17 anni dalla sua uscita e dalla nostra prima visione. L’opera di Ugo Fabrizio Giordani fu ispirata da Maurizio Costanzo, che non a caso ne scrisse la sceneggiatura. Del resto sia Costantino sia Daniele dovevano il loro successo, provato anche dall’essere conosciuti con i nomi di battesimo, a Maria De Filippi e al suo Uomini e donne.

Per far scattare l’identificazione in tutta Italia l’ambientazione geografica è volutamente lasciata sul vago, anche se Costantino e Daniele significano periferia milanese ed il film è girato a Terni, immaginiamo per qualche contributo pubblico. Trama semplice: i due trentenni, o giù di lì, vivono ancora in casa dei genitori, sono gli idoli delle ragazze del quartiere e si trascinano fra lavori saltuari e sogni velleitari, su tutti quello di sfondare nel cinema. Diventano quindi facili prede di un’agenzia senza scrupoli, che dietro pagamento propone book fotografici da far girare in un presunto mondo dello spettacolo, oltre a corsi di recitazione.

Da lì parte un film che molti giudicano fra i peggiori italiani di tutti i tempi, ma che personalmente troviamo meno trash del classico due camere più cucina del cinema italiano che vince i premi che si assegna da solo. Certo Costantino e Daniele non sono De Niro, si limitano a fare sé stessi con un accento milanese di periferia, ma sono senz’altro più credibili della storiella scritta da Costanzo. Fra l’indecisa ex di Costantino, Alessandra Pierelli (anche lei prodotto della De Filippi), che fa discorsi del tipo “Una donna ha bisogno di stabilità“, e la smorfiosa sciampista Isabella (Kiara Tomaselli), che fa tira e molla con Daniele, è evidente che il riferimento di Costanzo sia Poveri ma belli. Quel capolavoro di Dino Risi non aveva, va detto, attori tanto meglio di quelli di Troppo Belli, ma la mano dell’allenatore si vedeva.

E così Troppo Belli, pur avendo il grande merito di cogliere lo spirito del tempo, rimane un susseguirsi di momenti di puro culto. Costantino istruttore in una palestra concupito dalle clienti (una di queste ci pare Stefania Sorrenti). Le felpe della Datch onnipresenti, che già da sole raccontano un mondo. Daniele che si ubriaca in riva a un lago ed urla “Voglio stare solooooo…“. La foto di Costantino pagata 50 euro da Michela, che da brutta diventa bella per conquistare proprio Costantino (il finale è il più trash della storia dopo quello di Bolero Extasy), trovandogli anche un ingaggio in un imprecisato film. Fabio Ferrari direttore del supermercato dove la Pierelli fa la cassiera. Costantino e Daniele che sbattono in faccia al ricco spacciatore i loro valori morali.

Un film che all’epoca fu imperdibile per le fan di Costantino e Daniele, ma che certo ha stroncato sul nascere le loro ambizioni cinematografiche. Con gli occhi di oggi una buona rappresentazione dell’immaginario piccolo borghese, ai confini del proletario, dell’epoca, ovviamente sbeffeggiato da chi si sente superiore sulla base di una laurea triennale in storia dei social media presa online. Ma film con un suo perché, che si lascia guardare: non è necessario rimpiangere quegli anni per ritenerli interessanti.

stefano@indiscreto.net

 

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