Editori per caso
Una splendida Journatic
Stefano Olivari 10/12/2012
Gran parte dei giornalisti è indistinguibile dagli addetti stampa delle aziende e dei personaggi di cui parla, in ambito locale la situazione è ancora peggiore che in quello nazionale. L’idea di business di Brian Timpone, segnalataci dall’amico Paolo, si basa sulla semplice constatazione di questa realtà. Journatic altro non è che un fornitore di contenuti giornalistici a terzi, quello che nel giornalistese italiano verrebbe definito service. In pratica si prendono un po’ di proletari intellettuali sottopagati e li si mette sotto, magari a casa loro (aaahhhh, il telelavoro…), a produrre notizie per i clienti che poi sarebbero i vecchi editori: contenti di liberarsi dei giornalisti bolsi e lenti, magari inventandosi uno stato di crisi ad hoc. In cosa risiede quindi l’unicità di Journatic? Per quello che capiamo, in due aspetti: 1) L’automatizzazione di molti articoli, grazie a una setacciatura intelligente di blog amatoriali e di siti ufficiali riguardanti un determinato argomento, il tutto poi sistemato da una pennellata umana (gli schiavi di cui sopra); 2) La natura molto specifica e locale dei servizi forniti, Timpone la definisce hyperlocal, in modo da coprire il bisogno di informazione di realtà che per motivi numerici non potrebbero permettersi economie di scala. Tutto è poi condito da un’ottima indicizzazione nei motori di ricerca, con quei trucchi da magliari che sono conosciuti da tutti ma che non da tutti vengono usati. Non è così strano, quindi, che la programmazione dei cinema di Oklahoma City e le recensioni dei film vengano redatte da un ragazzo del Burundi, vero nome Kunta Kinte, che si firma ‘Bill Johnson, senior writer’. Di Journatic, in America (la sede centrale è a Chicago) un vero caso, si è parlato molto proprio a proposito dei fake bylines, cioè dei nomi finti con cariche finte, usati anche da quotidiani e siti web insospettabili. E quindi? Come dice Timpone, perché pagare gente che copia i comunicati stampa o le notizie di agenzia? Non tutti lo fanno, ovvio, il problema è che è spesso impossibile capire la differenza.